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“Q Cells, simbolo del solare mondiale, è fallita”. Questo il titolo di Le Figaro di ieri che dedica un’intera pagina a uno dei pionieri del settore fotovoltaico in Germania.

Q-Cells sede a Bitterfeld-Wolfen.  In meno di dieci anni di esistenza, il gruppo era salito al numero due nel proprio settore, che impiega diverse migliaia di persone.L’azienda, fondata nel 1999 con sede nell’ex Repubblica Democratica Tedesca, è stata uno dei simboli dell’economia tedesca ai tempi del cancelliere Gerhard Schroeder. Una start up che non si è fatta mancare nulla in quanto a innovazione e che ha portato vento nuovo nel deserto della valle della chimica della ex DDR, nella zona di Bitterfeld-Wolfen. In meno di dieci anni il gruppo è diventato il numero due nel proprio settore, impiegando diverse migliaia di persone.

Il classico caso di successo. Quotato in borsa nel 2005 il gruppo è arrivato ad avere una capitalizzazione di 10 miliardi di euro due anni più tardi. Un titolo che è riuscito a raggiungere la vetta degli 80 euro e che oggi viaggia a un misero valore di 50 centesimi.

Nata negli anni della coalizione con i Verdi, quando il sostegno politico all’energia pulita era ancora consistente, Q Cells è stato il fiore all’occhiello del mercato tedesco, uno dei mercati più importanti al mondo che ha investito 100 miliardi di euro e che ha installato, a fine 2011, 24.700 megawatt.

Dal 2008 ad oggi, un susseguirsi di crisi ha portato al crollo del giro d’affari con un passivo di bilancio di 845 milioni (rispetto a un utile di 18,9 milioni nel 2010), quasi come l’intero fatturato che supera di poco il miliardo di euro, in calo del 24%. I primi tagli da parte del Governo nel 2011 e l’arrivo dei pannelli a basso costo provenienti dalla Cina, hanno portato il il leader del fotovoltaico verso un tracollo inesorabile

Emergenza a cui l’azienda ha cercato di rispondere con un piano di salvataggio che da una parte prevedeva una forte delocalizzazione della produzione in Malesia e dall’altra, l’uso di tecnologie innovative puntando sulle celle a film sottile. Una scommessa persa dovuta, secondo gli esperti, alla lentezza e all’incapacità di comprendere i repentini cambiamenti del mercato del solare. Q Cells fa parte di quelle aziende, cresciute troppo in fretta, che non hanno saputo ammodernare la produzione in tempo e ridurre i costi.

Una storia durata solo quattro anni che venerdì scorso si è conclusa con la consegna dei libri in Tribunale. Adesso come adesso è praticamente impossibile sapere se la crisi è solo temporanea o definitiva.

Vero è che Q Cells non è il solo produttore ad essere in difficoltà; prima di lui altri tre grandi nomi del solare tedesco (Solon, Solar Millenium e Solahybrid) hanno dichiarato fallimento.

Le incertezze della cancelliera Merkel su quale futuro energetico dovrà avere la Germania– peraltro non l’unica in Europa – continuano a pesare sul futuro delle aziende del settore.

Secondo Lionel Taccoen, Segretario Generale di Global Electrification, intervistato da Le Figaro, “a causa della congiuntura economica attuale  c’è stata una crisi di crescita alla quale seguirà un nuovo periodo positivo seguito da un’altra crisi, più strutturale, che relegherà le nuove energie e le rinnovabili a un semplice ruolo sostitutivo, limitato a certe situazioni”.

“I progressi tecnologici” scrive ancora Le Figaro, “realizzati dall’industria innovativa del fotovoltaico non permetteranno di compensare, abbastanza velocemente, la riduzione degli aiuti pubblici che hanno “letteralmente creato” interi mercati nel Sud dell’Europa. L’idea che siano state le aziende cinesi a mettere in difficoltà i produttori occidentali è sbagliata. Ad oggi non stanno meglio dei loro concorrenti così come affermato alla fine del 2011 dal presidente dell’Associazione cinese del solare”.

Non tutte però sono allo sbando. Secondo le Figaro una delle aziende che sta dimostrando ancora del dinanismo è First Solar. Peccato che su gli effetti e sulla pericolosità del telluro di cadmio ci sono forti perplessità in tutto il mondo.

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