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Il Photovoltaic Operators Investors, che include diverse aziende come Martifer Solar, Aes Solar Energy, Akuo Energy, Fotowatio Renewable Ventures, Solarig N-Gage e Wurth Solar ha aperto, lo scorso fine aprile, una procedura – anche con funzione preventiva – contro lo Stato italiano sulla base dell’articolo 26 del Trattato sulla Carta dell’Energia firmato a Lisbona il 17 dicembre 1994.

Di seguito, l’intervista a Pedro Gomes Pereira, Amministratore Delegato di Martifer Solar Italia con un aggiornamento sulla situazione, ad oggi

Come  Photovoltaic Operators Investors avete scritto al Governo per chiedere una revisione del quarto Conto energia perché, secondo voi, viola il Trattato internazionale sulla carta dell’Energia. Qual è stata la risposta?

Purtroppo ad oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta.

La vostra richiesta è di risarcimento danni che prevedeva anche la possibilità di rivolgervi ad un tribunale arbitrale, così come indicato dal Tribunale di Lisbona. Come intendete procedere?

La nostra lettera è stata inviata al Governo il 26 aprile e, due giorni dopo, al Presidente della X Commissione Industria del Senato Italiano, per una richiesta partita da loro. Secondo l’articolo 26 del trattato, dobbiamo aspettare 3 mesi per avere una risposta, in seguito potremo attivare i meccanismi del trattato che prevedono il ricorso ad un Tribunale Arbitrale Europeo. È questo ciò che intendiamo fare in caso di mancata risposta dal Governo entro la scadenza.

Inoltre, anche se abbiamo intrapreso questa iniziativa come azienda estera tramite la nostra casa madre portoghese, stiamo valutando una richiesta di risarcimento danni anche qui in Italia, ovviamente rispettando il principio giuridico del ne bis in ibidem (ossia non due volte per la medesima cosa).

La vostra richiesta danni si riferisce sia al blocco del mercato causato dal cambiamento delle regole dopo tre mesi dall’entrata in vigore del terzo conto energia, sia per la nuova versione del conto energia. In termini economici i danni stimabili a quanto ammontano e su quali progetti? Si parla di cause per circa 2 miliardi di euro.

La nostra richiesta di danni come POI ammonta a circa 500Ml€ e, non a 2Mld€. Questa, secondo quanto riportato dal quotidiano “Italia Oggi” di ieri, è la richiesta di tutti operatori (compresi gli italiani), contro il Governo.

Come Martifer Solar, la nostra richiesta di risarcimento ha sostanzialmente tre tipi di danni diversi all’origine:

– Danni diretti per la riduzione (retroattiva) della tariffa per gli investimenti già iniziati da noi al momento del Decreto Romani;

– Danni diretti per la sospensione dei lavori di progetti già iniziati da noi in qualità di EPC contractor (la nostra attività principale);

– Danni indiretti per progetti non iniziati dopo contratti precedentemente firmati.

Il Governo italiano ha cambiato le regole in corso e per questo in Italia le aziende sono impegnate a sciogliere i contratti in corso, piuttosto che svilupparne di nuovi. Qual è la vostra visione sullo sviluppo del mercato italiano e la fiducia come investitori?

Dopo un periodo di oltre due mesi con un settore “congelato” a causa del primo Decreto Romani, la pubblicazione del Quarto Conto Energia si è rivelata peggiore rispetto ad ogni aspettativa.

In sostanza, oltre ai tagli radicali alla tariffa incentivante, il nuovo decreto compromette gli investimenti già avviati a lungo termine, basati sulle chiare regolamentazioni appena entrate in vigore (il Terzo Conto Energia è stato pubblicato nel mese di gennaio 2011), introduce un complesso meccanismo di registrazione che rende i progetti non finanziabili durante la fase di costruzione, non è coerente nella classificazione degli impianti, ed è stato chiaramente scritto con l’obiettivo di favorire pochi player (ovvero le utilities), mentre pregiudica l’esistenza della maggior parte delle aziende che hanno sviluppato la propria attività in questo mercato, generando un quadro industriale democratico e variegato.

È un paradosso il fatto che un Governo, nel dichiarare pubblicamente il proprio impegno a continuare a promuovere le energie rinnovabili, pubblichi un decreto che ne ostacola totalmente la crescita sostenibile.

Temo poi che continui il drammatico processo di esuberi (che ha già avuto inizio tramite il ricorso alla cassa integrazione subito dopo l’emissione del  Decreto Romani), che diverse aziende chiudano e che un notevole numero di player internazionali lasceranno il mercato a causa di questa mancanza di affidabilità del quadro giuridico e normativo. A mio parere, questa modifica della legge potrebbe anche avere gravi conseguenze per l’economia italiana in generale, in quanto gli investitori stranieri tenderanno a percepire il rischio Paese come decisamente cresciuto.

Per quanto riguarda la nostra azienda, continueremo a portare avanti l’azione legale che abbiamo avviato nel mese di aprile insieme agli altri operatori stranieri in linea con l’Energy Charter Treaty, con i quali provvederemo a citare in giudizio il Governo Italiano, qualora non si giungesse ad un accordo bonario entro il termine di tre mesi dalla presentazione della nostra lettera, così come previsto dal trattato.

Qualcuno parla di “fine del fotovoltaico in Italia” e di voler puntare su altri mercati come Sud Africa, Usa e Middle East, oltre a dirigere gli investimenti su altre fonti di energia pulita, come ad esempio il termodinamico che oggi gode di un sistema di incentivi certo.

Come Martifer Solar siamo un’azienda molto diffusa a livello internazionale, che ad oggi è presente in 11 mercati diversi, compreso ad esempio quello dei Stati Uniti da Lei citato. È vero però che, oltre agli Stati Uniti e al Canada, (considerando che a Capo Verde, dove abbiamo realizzato l’impianto più grande in tutto il continente africano, non abbiamo una presenza effettiva con una nostra sede), tutti gli altri mercati dove abbiamo una sede sono europei. L’espansione verso nuovi mercati fa parte del nostro DNA e a maggior ragione, con la crisi del sistema tariffario a cui stiamo assistendo di recente in tutta Europa, stiamo valutando seriamente l’entrata in nuovi mercati, soprattutto in altri continenti che non siano l’Europa.

Per quanto riguarda l’Italia stiamo lavorando ad un nuovo business plan, in modo da permetterci di adeguare la nostra strategia alla mutata realtà del comparto fotovoltaico in Italia.

Faremo fede alla flessibilità che da sempre ha caratterizzato la nostra azienda per riuscire ad assestarci a tutti livelli. In questo senso, Le posso anticipare che un segmento in cui sicuramente entreremo con più forza sarà quello dei tetti che, nonostante la nostra enorme esperienza in altri paesi quali il Belgio, in Italia ha sempre rappresentato, per noi, un segmento secondario. Inoltre, non stiamo escludendo altre tecnologie come ad esempio il solare a concentrazione, anzi al momento le stiamo già valutando attraverso progetti concreti.

Parallelamente, continueremo a seguire il nostro percorso di forte e decisa opposizione sia al Decreto Romani, sia al IV Conto Energia, nelle loro componenti di incostituzionalità e retroattività, così da ottenere il giusto indennizzo dei danni che ci hanno causato, così come faremo pressione per l’approvazione di un ammendment a questi decreti che possa ripristinare la sostenibilità del settore fotovoltaico in Italia, cosa che, ad oggi, non crediamo sussista.

Il fotovoltaico è sempre più al centro di polemiche per i costi e per l’inadeguatezza di tutto il sistema degli incentivi, a carico dei consumatori finali. Non crede che questo sia controproducente per un sistema che, per definizione, deve essere sano e produttivo e, soprattutto, i danni che voi avete chiesto chi pensate li risarcirà?

Sia la crisi petrolifera che quella nucleare hanno portato i governi ad impegnarsi a puntare ancora di più sulle energie rinnovabili, strada che da anni la maggioranza dei paesi europei aveva già iniziato a percorrere, grazie ad un sistema incentivante solitamente basato su una tariffa sostenuta dai consumatori finali (con qualche eccezione come la Spagna). Paradossalmente, nel momento in cui bisognerebbe indirizzarsi maggiormente verso le energie rinnovabili, quello a cui assistiamo a livello generale in tutta Europa è un taglio drastico delle tariffe, spesso retroattivo (Spagna, Repubblica Ceca e Italia) e in diversi casi emanato subito dopo l’approvazione di nuovi decreti per le rinnovabili. Questo comportamento quasi schizofrenico dei governi, da una parte è dovuto alla difficoltà di regolamentare un comparto estremamente volatile come il fotovoltaico, ma dall’altra, a mio avviso, ha un’influenza importante sulle lobby delle utilities e sulle “energivore”.

L’argomento che il fotovoltaico è troppo caro è demagogico. Basta guardare il caso dell’Italia dove ogni consumatore finale paga molto di più per lo smantellamento del nucleare (ancora oggi!) e per il famigerato CIP6 e dove il 76% degli italiani è favorevole addirittura all’aumento della bolletta per pagare le rinnovabili (6° rapporto MOPAmbiente realizzato da Gfk-Eurisko). Quello che la maggior parte delle persone nemmeno sa è che, a lungo termine, il fotovoltaico, pur essendo incentivato ed essendo un tipo di energia considerato caro, alla fine diventerà più economico rispetto ad altre forme di energia tradizionale per il semplice matching fra il suo picco di produzione e il picco di consumo (e quindi prezzo dell’energia). Questo risulta ancora più valido se consideriamo l’occupazione, l’indotto e la fiscalità. Comunque tutti noi sappiamo che non è auspicabile avere un’incentivazione del fotovoltaico allo stesso livello in forma perpetua e non è quello che chiediamo. Crediamo semplicemente che i tagli vadano fatti in modo graduale, in linea con le riduzioni di prezzo di tutta la filiera, fino al momento in cui non saranno più necessari. Nessuno più di noi operatori desidera fortemente che arrivi quel momento, perché questo vorrà dire che potremo camminare da soli con le nostra gambe, senza dipendere da poteri che purtroppo un po’ ovunque si stanno rivelando inaffidabili.

A parte queste considerazioni e a prescindere dall’adeguatezza o meno del sistema degli incentivi e, per rispondere all’ultima domanda, le carte in tavola sono state cambiate dal Governo. Ed è quindi dal Governo che ci aspettiamo un risarcimento.