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Obama diserta il summit di Rio e autorizza le trivellazioni nel Golfo del Messico salvo….colpi di scena

Mentre in Italia tutti i giornali riprendono i dati di Confagricultura sul boom delle rinnovabili (il sole sorpassa il vento diventando la prima fonte rinnovabile che può già coprire il fabbisogno energetico delle famiglie del Sud), il Giornale di Alessandro Sallusti non perde l’occasione di richiamare Obama ai suoi “doveri ecologisti”.

Scrive Giorgio Morelli, corrispondente da New York: “Obama si era fatto eleggere nel 2008 come il primo presidente degli ambientalisti che avrebbe cambiato il volto degli Usa avviando progetti grandiosi a lungo termine per la produzione di energia pulita e alternativa che dovevano sostituire le inquinanti centrali a carbone e a petrolio. E allo stesso tempo avviare una massiccia produzione di auto elettriche, la Volt della Gm, che il presidente Obama aveva salvato dalla bancarotta con un intento preciso: la casa automobilistica di Detroit doveva subito far partire la catena di montaggio per la prima vera vettura americana alimentata a batterie elettriche”.

La Volt è oggi, prosegue ancora Morelli, “un fallimento totale: solo 800, 900 auto vendute al mese, una catena di montaggio chiusa da 6 settimane, con i lavoratori in cassa integrazione. E non solo”.

Obama ha voltato le spalle agli ambientalisti non presentandosi al summit di Rio+20 e decidendo di riprendere le trivellazioni di petrolio nel Golfo del Messico. Si tratta del primo permesso federale rilasciato a due anni dal disastro della Deepwater Horizon. Secondo il Giornale l’amministrazione Obama ha messo in vendita, per le trivellazioni off-shore, quasi 17 milioni di ettari di nuovi tratti del Golfo e ha già ricevuto offerte dalle multinazionali petrolifere per un milione di ettari per iniziare da subito l’estrazione del greggio.

Decisione che ha sollevato i malumori degli ambientalisti che nelle passate elezioni avevano donato decine di milioni di dollari al presidente e che, dopo la decisione sul Golfo Messico, hanno presentato un ricorso d’urgenza al tribunale federale di Washington.

Tra le accuse, oltre al grave pericolo per l’ecosistema già danneggiato dalla marea nera di due anni fa, gli ex sostenitori di Obama accusano il presidente di non voler investire in forme di energia pulita e sicura.

Una crisi di consensi all’interno del suo stesso elettorato subito cavalcata dagli avversari, dove però non mancano i colpi di scena a sfavore degli avversari stessi……

E’ soprattutto la “sostenibilità economica” delle energie rinnovabili quella che gli avversari di Obama vorrebbero mettere in discussione di fronte ai tanti fallimenti eccellenti degli utimi mesi: da Solyndra (azienda fotovoltaica californiana finita in bancarotta nonostante le sovvenzioni pubbliche), a Solar Trust of America (filiale statunitense della tedesca Solar Millenium), Energy Conversion Devices (che distribuisce il marchio Uni-Solar) fino ad oggi, Konarka.

Aziende nate dalla politica energetica del presidente pesantemente criticata dal candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney. Unico particolare però è che, come riportano alcuni giornali statunitensi, Konarka ha ricevuto dallo Stato del Massachusetts, per mano dello stesso Mitt Romney, ex governatore di quello Stato una sovvenzione di oltre 1,5 milioni di dollari.