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Dopo 16 anni e ben 4 legislature Montecitorio approva il testo unico contro chi inquina. Ora manca solo l’ok del senato per inserire nel codice penale il Testo unificato sui delitti ambientali.

Immagine Ansa/Prima Pagina

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Il “Testo uni­fi­cato sui delitti ambien­tali”, appro­vato a Mon­te­ci­to­rio, atteso ora all’esame finale del Senato, è un gran passo avanti nella lotta alla cri­mi­na­lità ambien­tale. Il prov­ve­di­mento è stato appro­vato dai depu­tati con una lar­ghis­sima mag­gio­ranza. Sel, Pd, 5 Stelle e anche cen­tri­sti, Ncd e Fdi, hanno dato il via libera con 386 voti;  solo quat­tro i voti con­trari e 45 le asten­sioni da parte di Lega Nord e Forza Ita­lia.

Una legge che ha dovuto aspet­tare ben quattro legislature, vale a dire 16 anni ,  prima di arri­vare a una vera e propria riforma che, di fatto, inse­rirà nel codice penale il titolo “Dei delitti con­tro l’ambiente”. Fino ad oggi chi attuava com­por­ta­menti anche gra­vis­simi ai danni dell’ambiente e della salute veniva semplicemente multato come una qualsiasi contravvenzione stradale.

Un risultato fortemente voluto dal  Ministro Orlando, tra i promotori della Commissione presso il Ministero dell’Ambiente per lo studio sugli eco-reati, che ha dichiarato la propria soddisfazione via Twitter .

In sin­tesi, il pac­chetto di norme pre­vede quat­tro nuovi reati, tra cui il disa­stro ambien­tale e il traf­fico di mate­riale radioat­tivo, e con­tem­pla la con­fi­sca del pro­fitto del reato, aggra­vanti per atti­vità mafiose e reati asso­cia­tivi, sconti di pena per chi si rav­vede, la con­danna al ripri­stino dei luo­ghi e il rad­dop­pio dei tempi di pre­scri­zione. Con il disa­stro ambien­tale si con­danna da 5 a 15 anni chi altera gra­ve­mente o irre­ver­si­bil­mente l’ecosistema o com­pro­mette la pub­blica inco­lu­mità.

L’inquinamento ambien­tale pre­vede la reclu­sione da 2 a 6 anni (e una multa fino a 100mila euro) per chi dete­riora la bio­di­ver­sità, l’ecosistema e lo stato di suolo, acqua e aria. Ma atten­zione: se i delitti ven­gono con­si­de­rati dal giu­dice col­posi e non dolosi — qua­li­fi­ca­zione sem­pre molto dif­fi­cile — le pene pos­sono ridursi da un terzo fino alla metà. Ci sono invece aggra­vanti se i reati ven­gono com­messi in aree vin­co­late o ai danni di spe­cie protette.

Per traf­fico e abban­dono di mate­riale di alta radioat­ti­vità c’è la reclu­sione da 2 a 6 anni, men­tre chi osta­cola i con­trolli ambien­tali rischia da 6 mesi a 3 anni. Quanto agli sconti di pena, c’è una ridu­zione fino a due terzi se gli impu­tati di turno col­la­bo­rano con le pro­cure e boni­fi­cano i luo­ghi inqui­nati. In caso di con­danna o pat­teg­gia­mento è sem­pre ordi­nata la con­fi­sca dei beni pro­dotto o pro­fitto del reato, con il ripri­stino dei luo­ghi. Men­tre nelle ipo­tesi “con­trav­ven­zio­nali”, quelle più lievi, si pun­terà a rego­la­riz­zare la situa­zione, con spe­ci­fi­che pre­scri­zioni che, una volta adot­tate, pos­sono estin­guere il reato. Infine, in pre­senza di “reati spia” con­tro l’ambiente, il pm che indaga dovrà sem­pre avver­tire la pro­cura antimafia.