Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Una ricerca condotta da Doxa per conto di Subito.it traccia un nuovo modello di consumo socio-economico che in Italia vale 18 miliardi di euro

Fashion Photography By Nina Leen (6)C’è Marco, poi c’è Lisa, Flavia, Marta e Pietro e, infine, Luca. Sono “i personaggi” creati da Doxa per raccontare “chi fa la second hand economy”, vale a dire il mercato dell’usato che oggi in Italia pesa 18 miliardi di euro. Non più un’economia sottotraccia a puro appannaggio di collezionisti e trovarobe ma una e propria realtà che vale l’1% del PIL del nostro Paese e che coinvolge il 44% degli italiani. E a sorpresa, non è la crisi dei consumi a spingere verso la second hand economy ma la voglia di contraddistinguersi, di possedere un pezzo unico che abbia una storia, lontano da clichè modaioli e consumi di massa.

“E’ proprio la crisi uno dei motivi che spinge le persone a comprare usato”, ha dichiarato Guido Argieri, Customer Insight Director di Doxa.“Mai come ora le persone sentono il bisogno di cambiare, di reagire e di non fermarsi. L’opportunità di fare affari, l’unicità di un oggetto, il valore eco-sostenbilie del proprio acquisto, permettono alle persone di consumare in libertà, rimanendo sé stessi e tornando a un concetto di economia semplice, concreta e green”, ha proseguito Argieri.

Ed ecco allora che di fianco ai tanti mercatini, fiere dedicate e negozi dell’usato, cresce il canale dell’online: oggi il 30% di chi compra e vende lo fa online, privilegiando i beni della categoria Elettronica (32%) e Casa&Persona (28%).

“Non un fenomeno contingente ma un vero e proprio cambio di paradigma destinato ad espandersi soprattuto nei prossimi anni”, ha concluso Argieri. Secondo Doxa infatti Marco, Lisa, Flavia, Marta, Pietro e Luca in futuro saranno sempre più disposti a comprare un oggetto di seconda mano (58% del campione) e quasi certi di volerlo fare (36% del campione).

Un trend in crescita che vedrà un consumatore più attento, consapevole e soprattutto esigente. Nonostante infatti l’11% dei consumatori si identifichi nel profilo di Marco, definito dai ricercatori il Concreto, ovvero colui che fa acquisti per permettersi di soddisfare reali bisogni famigliari, chi cerca realmente il second hand è Flavia, vale a dire la Leggerezza del Superfluo. Ed è Flavia, donna tra i 28 e i 30 anni, impiegata che vive con il compagno, che usa la tecnologia per socializzare  e che cerca sempre cose nuove senza spendere troppo, a farla da padrona con il 33% del campione analizzato.

Il valore legato al riciclo e alla sostenibilità fanno invece parte del DNA di Marta e Pietro, gli Ideologici, liberi professionisti, tra i 30 e i 35 anni, sposati, che amano le “cose di una volta” e il Do it Yourself. Per loro la sharing economy è un mantra perché ognuno dovrebbe avere un ruolo nella propria economia per poter comprare e vendere liberamente. Infine, ma non certo per importanza, troviamo i più esigenti. Sono Luca e Lisa. Il primo ha tra i 20 e i 24 anni, studia o fa lavori occasionali, ama viaggiare, stare con gli amici, ascoltare musica; naviga su piattaforma Android ed è sempre a caccia dell’ultima novità tecnologica. Per i ricercatori Luca è figlio dell’ Economia 2.0 e rappresenta il 14% del campione intervistato.

La seconda ha più di 45 anni, compra vintage perché vuole contraddistinguersi e creare un proprio stile senza spendere capitali. E’elegante, ricercata, si veste in modo ben definito e particolare, ha figli grandi e un impiego full time o da commerciante. Lisa, che  Doxa ha definito la Smart Chic, rappresenta l’8% del campione. Lisa crede nel riuso e nella sostenibilità perché arricchiscono gli oggetti e danno valore anche a chi li compra.

E se ogni crisi porta con sé grandi cambiamenti anche sulle scelte di consumo il vento sembra essere cambiato. Si sta facendo spazio un nuovo popolo di consumatori a cui l’usa e getta degli ultimi anni sembra stare stretto e che vede l’online come una possibilità per poter scegliere liberamente e, in qualche caso, guadagnarci pure qualcosa. E se in tutto questo si recuperano pezzi di Made in Italy, artigianalità e sartorialità perduti, stile e personalità, ben venga la second hand econom
L’articolo è stato pubblicato anche su Fanpage.it