Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Mentre tutti commentano il nuovo decreto nessuno parla di quanti lavoratori ad oggi hanno perso il posto di lavoro (con e senza V conto energia) e quanti altri lo perderanno e soprattutto, quale sarà il costo sociale.

Sembra un po’ la moda di questi ultimi giorni: stracciarsi le vesti e inserire la modalità lamento. Lamentarsi, si sa, è uno degli sport nazionali ma sappiamo anche che lamentandoci possiamo sempre rivendicare qualcosa che qualcun altro ci ha fatto mancare. Una richiesta che spesso fa perdere di vista la realtà e che innesca un ricatto infinito, su cui la classe politica ci marcia da anni.

Ma al di là di queste considerazioni di tipo generale la lamentatio, secondo alcuni come Stefano Agnoli esperto di energia del Corriere della Sera, non sta in piedi. Scrive Agnoli: “gli incentivi pubblici per le aziende produttrici di energia elettrica da fonte solare resteranno elevati, ma un po’ meno rispetto al troppo generoso «Quarto Conto Energia».  Ma alla fine, comunque, le tariffe italiane restano più alte di quelle di altri in Europa. «Rischio-Paese»? Può essere. Ma nessuno si può lamentare”.

Gli unici che si stanno davvero lamentando e di cui nessuno parla sono i lavoratori che solo quattro anni fa erano stati impiegati nella filiera delle rinnovabili, in particolare nel fotovoltaico.

Produzioni che, come molti hanno detto, potevano rappresentare una valida opportunità di lavoro per il futuro e su cui, in un brevissimo lasso di tempo, tutto è andato perduto. Oggi stiamo assistendo alla scomparsa quasi definitiva di tutti i grandi produttori italiani (si salvano solo qualche produttore di inverter e componentistica) ma per il resto c’è il deserto. Qualcuno è già scomparso, qualcun altro sta soffrendo più o meno in silenzio, qualcun altro è pronto a vendere tutto e andarsene altrove. C’è poi chi ha già portato i libri in Tribunale, chi è indagato ma come spesso si fa in Italia di queste cose è meglio non parlare perché non fanno notizia.

Neanche migliaia di lavoratori a casa fanno più notizia.

Qualcuno ha detto che con questo nuovo decreto “si avrà la licenza di licenziare”, ma forse ora chi licenzierà avrà solo la scusa per poterlo fare liberamente. E poi si dice che in Italia i lavoratori sono troppo tutelati.

Perché oltre al rischio paese non parliamo di quanto ci costeranno gli ammortizzatori sociali che probabilmente non sono stati inclusi nel costo degli incentivi pagati fino ad oggi? Sarebbe interessante saperlo, almeno per rispondere a tutti quei lavoratori/consumatori che avevano creduto “in un nuovo futuro”.

Un sacrificio necessario che, secondo altri, non poteva essere evitato per evidenti motivi di business ma che poteva – forse – essere gestito in un altro modo. In Germania le aziende stanno fallendo ma i disoccupati non vanno ad alimentare le fila di altri disoccupati.

Non dimentichiamo che questa crisi si è aperta più di un anno fa e già allora “il decreto Romani” era stato un ottimo alibi per iniziare a sfoltire la forza lavoro. Il settore stava abbandonando la produzione verso altri comparti di business e i politici hanno messo il timbro per autorizzare macelleria sociale.

E qui, torniamo al ricatto infinito…..perchè oggi sul tavolo del Ministero ci sono quelle stesse aziende che stanno chiedendo aiuto.

E’ vero, in mancanza di un piano energetico nazionale tutti vanno un po’ dove li porta il vento (in questo caso meglio dire inseguono il sole) ma un paese serio, con una politica industriale degna di questo nome, non dovrebbe consentire ciò che è successo nel neo-nato mercato del fotovoltaico.