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La Commissione europea ha annunciato un piano “European strategy on clean and energy efficient vehicles” per promuovere lo sviluppo di una rete di stazioni pubbliche di ricarica ad alto voltaggio in tutta Europa, dando così un forte impulso alle vetture elettriche. Il piano fa parte di una nuova strategia a tutto campo intesa a immettere nel mercato autovetture più “verdi” per rilanciare l’industria automobilistica e ridurre la dipendenza dell’UE dal petrolio. Si punta a sviluppare vetture a benzina più efficienti, auto elettriche e vetture con motori alimentati a gas, biocarburanti e idrogeno.

L’industria automobilistica mondiale è in piena rivoluzione e la domanda di vetture ecologiche è destinata ad aumentare in futuro. Questa tendenza riflette la preoccupazione per l’impatto delle vetture convenzionali sul clima, per l’utilizzo preponderante di combustibili fossili; nel caso dell’UE e di alcuni altri paesi industrializzati, per la dipendenza dalle importazioni petrolifere.

Tabella 1: Confronto del numero di veicoli presenti in alcuni Paesi del mondo

La crescente domanda di auto ecologiche ed efficienti rappresenta una grande opportunità per l’industria automobilistica che sta vivendo una crisi senza precedenti. I politici e gli industriali concordano tuttavia sul fatto che, senza una strategia coerente a livello europeo e un efficace coordinamento, il trasporto ecologico avrà difficoltà a decollare.
Le vetture elettriche figurano in primo piano nella strategia: le innovazioni tecnologiche, come le batterie a più lunga durata, hanno reso le auto elettriche più interessanti agli occhi dei consumatori e una loro commercializzazione su vasta scala più probabile rispetto ad altri modelli ecologici.
Diversi paesi, tra cui Francia, Spagna, Germania, Portogallo e Danimarca, promuovono già attivamente il trasporto elettrico, offrendo in alcuni casi ai consumatori sgravi fiscali e altri incentivi. La mancanza di standard tecnici omogenei in tutta Europa, ad esempio per quanto riguarda le spine e le prese di corrente, potrebbe tuttavia scoraggiare gli utenti, unitamente al problema del peso, dell’ingombro e della durata della ricarica delle batterie.

La situazione in Europa

I trasporti sono fondamentali per la nostra economia e la nostra società. La mobilità svolge un ruolo vitale per il mercato interno e la qualità di vita dei cittadini che fruiscono della libertà di viaggiare. Sono inoltre funzionali alla crescita economica e dell’occupazione e per questa ragione devono essere sostenibili in vista delle nuove sfide che viviamo. L’industria dei trasporti rappresenta in Europa un segmento importante dell’economia:  contribuisce per il 5% al PIL e impiega direttamente circa dieci milioni di persone (figura 1).
Il sistema dei trasporti non ha subito sostanziali modifiche negli ultimi quaranta anni nonostante il progresso tecnico, le potenzialità di miglioramento dell’efficienza energetica a costi ridotti e le politiche adottate. Se da un lato è migliorata l’efficienza energetica, in questo campo l’Unione Europea dipende tuttora dal petrolio e dai suoi derivati per coprire il 96% del fabbisogno del settore.
Oggi i trasporti inquinano meno, ma l’aumento dei volumi trasportati fa sì che il settore rimanga una fonte primaria di inquinamento acustico e atmosferico.

Figura 1: Contributo del settore dei trasporti al PIL  (Unione Europea)

Negli ultimi anni l’Unione Europea ha delineato, mediante diversi documenti di indirizzo strategico, la politica ambientale ed energetica dei trasporti fornendo linee di azione per un sistema di trasporti efficiente e sostenibile.
In particolare le più recenti indicazioni per un sistema di trasporto europeo sostenibile sono state definite dalla Commissione Europea nel Piano di Azione per la Mobilità Urbana (2009) e nel Libro Bianco sui Trasporti (marzo 2011) che individua tra gli obiettivi prioritari per la riduzione delle emissioni di gas serra il miglioramento dell’efficienza energetica dei veicoli mediante l’uso di carburanti e sistemi di alimentazione sostenibili e l’ottimizzazione delle prestazioni delle catene logistiche multimodali, incrementando l’uso di modi di trasporto più efficienti sotto il profilo energetico.
I trasporti rappresentano circa un quarto delle emissioni europee di CO2 (figura 2): lo scorso anno la domanda di auto a basse emissioni di CO2 ha registrato un clamoroso aumento del 59%.

Figura 2: Emissioni di CO2 provenienti dal settore dei trasporti suddivisi per modalità

In Italia il settore dei trasporti è responsabile di circa un terzo del consumo totale di energia finale, secondo solo al settore civile, e il 95% dell’energia utilizzata è di origine petrolifera. Questo è dovuto all’incidenza preponderante del trasporto stradale, sia di passeggeri che merci, che nel 2009 ha raggiunto quasi il 94% dei consumi finali. Il trasporto marittimo incide per circa il 3%, quello aereo quasi per il 2% e quello ferroviario poco più dell’1%.
I consumi dei trasporti sono aumentati progressivamente fino al 2007, e hanno segnato solo nel 2008 e nel 2009 un’inversione di tendenza, con una riduzione annuale intorno al 2%, a causa della crisi economica, che ha prodotto una riduzione dei consumi sia del trasporto passeggeri sia del trasporto merci. Il consumo di GPL e di  gas naturale è aumentato progressivamente, ma senza arrivare a percentuali significative rispetto ai carburanti tradizionali: nel 2009 GPL e metano rappresentano solo il 3% e il 2% dei consumi su strada.
L’uso di biomasse, rappresentate prevalentemente da biodiesel, è cresciuto molto negli ultimi 2 anni attestandosi al 3% dei consumi stradali nel 2009.

Figura 3: Evoluzione dei consumi energetici del settore trasporti a seconda del mezzo impiegato (http://www.enea.it/it/enea_informa/documenti/quaderni-energia/trasporti.pdf )

I veicoli elettrici: possibile soluzione?

I veicoli a trazione elettrica hanno consumi in fase d’uso inferiori a quelli dei veicoli con motore a combustione interna: la trazione elettrica infatti ha un’efficienza 3-4 volte superiore a quella del motore termico. Il vantaggio è tale da compensare largamente le perdite che avvengono in fase di produzione e distribuzione dell’energia elettrica, che sono ovviamente ancora maggiori di quelle che si hanno nella raffinazione e distribuzione dei combustibili liquidi e gassosi, ma che si sono molto ridotte, nell’ultimo decennio, per la migliore efficienza del sistema elettrico nazionale.
Sulla base di uno scenario di crescita moderata, nel 2050, i veicoli elettrici potrebbero rappresentare più del 60% delle nuove vendite e costituire fino al 25% del parco auto mondiale. Tuttavia, le stime del grado di diffusione futura variano molto, in quanto vi è ancora qualche incertezza in relazione allo sviluppo della tecnologia e del comportamento dei consumatori futuri.
Rispetto ai veicoli convenzionali e in base alla corrente di alimentazione (secondo il mix utilizzato per la produzione elettrica) i veicoli elettrici hanno emissioni inferiori del 50%. Ulteriori benefici possono essere raggiunti se si utilizzasse solamente energia rinnovabile per produrre l’elettricità.
Ci sono tuttavia ancora alcuni ostacoli nell’affermarsi della tecnologia sul mercato: il driving range limitato, l’elevato costo delle batterie, la mancanza di una fitta rete di impianti elettrici di ricarica.
Tra i principali problemi di natura tecnico-economica, per la mobilità elettrica, c’è primo tra tutti quello del rapporto costo/prestazioni, che restringe l’uso dell’auto elettrica alla città, riservando alle auto ibride, che possono utilizzare combustibili di qualsiasi natura, quindi anche bio, gli usi misti. L’extracosto dell’ibrido, inoltre, si ripaga con i minori consumi, ma soltanto per percorrenze annue superiori ad una certa soglia che è funzione del prezzo dei combustibili. Nel caso dell’elettrico “puro” gli obiettivi di costo per le batterie di ultima generazione, del DOE per esempio, oscillano intorno ai 300 $/kWh. Una batteria da 30 kWh, taglia adeguata ad una vettura di classe C con una autonomia dell’ordine dei 150 km, costerà quindi circa 9.000 Euro. Tale costo è difficilmente accettabile dall’utenza all’atto dell’acquisto del veicolo, mentre lo diviene spalmandolo sull’intera vita della batteria, considerato il minor costo d’esercizio del veicolo elettrico (2,5 Euro/100 km contro 7,1 Euro/100 km per il termico, Renault per auto classe B)( http://www.enea.it/it/enea_informa/documenti/quaderni-energia/trasporti.pdf ) . Il leasing della batteria, o dell’intera vettura diventa quindi una strada quasi obbligata: il  norvegese Think City ha già portato avanti iniziative di questo tipo. Il costruttore del veicolo conserva la proprietà delle batterie e nel tempo garantisce anche la fornitura della tecnologia delle batterie più avanzate e la sostituzione in caso di deterioramento delle prestazioni.

Le prospettive

Le potenzialità di riduzione dei consumi energetici nel settore trasporti sono affidate a numerose soluzioni, di natura estremamente variegata, anche a causa dell’ampiezza del settore.
I veicoli elettrici possono in qualche modo rispondere all’esigenza di ridurre le emissioni legate al trasporto:  Va ricordato che si tratta di veicoli che soddisfano appieno, con una autonomia massima di 200 km, le esigenze di mobilità di chi effettua spostamenti quotidiani su brevi distanze (ben l’87% degli europei percorre infatti meno di 60km al giorno) e prevedono costi di manutenzione inferiori del 20% circa rispetto a quelli di un’auto tradizionale. Gli esperti di Deloitte del settore automotive, confermano che l’arrivo dell’auto elettrica su larga scala è sempre più imminente: entro il 2020, infatti, le auto elettriche e le altre motorizzazioni verdi rappresenteranno fino a un terzo delle vendite complessive nei mercati sviluppati e fino al 20% nelle aree urbane dei mercati emergenti.

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