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Da Palazzo Chigi: entro un anno la nuova strategia energetica nazionale

E’ deciso, il nucleare non vale la poltrona e il Governo ne annuncia il definitivo archivio. Soldi pubblici spesi inutilmente per la ricerca e la localizzazione dei siti che i contribuenti hanno già pagato e che, come sempre, nessuno mette in conto. E’ più importante salvarsi la faccia politicamente.

Archiviato il nucleare – secondo alcuni solo momentaneamente sospeso, – ecco prospettarsi entro un anno il tanto atteso piano energetico nazionale di cui l’Italia non si è mai dotata. Del resto si sa, abbiamo un costo dell’energia altissimo: le centrali con il sistema tradizionale sono costrette a lavorare al 50% perché vecchie e altamente inquinanti, il carbone pulito è utilizzato troppo poco. Per non parlare poi delle energie rinnovabili che costano troppo e non possono certo risolvere il problema dell’approvvigionamento energetico. La strategia vincente, secondo il Governo, dovrà quindi essere un mix di centrali a combustibili fossili, fonti rinnovabili e carbone pulito.

In attesa di veder finalmente risolti i problemi energetici e i relativi costi, non si arresta il conflitto nel settore e, le lobby delle rinnovabili continuano a scannarsi mentre quelle degli elettrici stanno a guardare e aspettano. Anche l’Anev, l’Associazione che rappresenta le aziende eoliche, scrive in un comunicato che “il solare costa troppo e che l’eolico potrebbe raggiungere gli obiettivi del 2020 già nel 2012”.

Il problema però è la coperta troppo corta e i soldi che non bastano per tutti.

Il Ministro Tremonti ha proposto di finanziare i piani per investire in nuove energie anche con gli eurobond, strumento finanziario sul quale gli Stati Membri discutono da tempo.

Secondo Tremonti “è arrivato il momento di investire in ricerche alternative, combinando questi piani con la nuova struttura geopolitica del Mediterraneo. Un passaggio storico, dopo il disastro nucleare di Fukushima”. Una svolta epocale anche per il Ministro delle Finanze che,  solo a fine 2010, provò a cancellare definitivamente la destrazione fiscale del 55% per gli interventi energetici e, nella manovra che porta il suo nome, inserì l’articolo 45 che elimina ogni certezza per le aziende che producono energia da fonti rinnovabili sul prezzo finale di vendita, togliendo l’obbligo per lo stato di ritirare i cosiddetti certificati verdi in eccesso: il che può comportare la non sostenibilità dei piani di investimento.