Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Bravo Gad Lerner. E’ andato personalmente a Taranto, nel quartiere Tamburi, ad incontrare chi ogni giorno vive un dramma che per noi è solo cronaca quotidiana. Non ci sono andati i politici, non c’è andato il presidente Vendola. Ogni giorno quelle persone, i loro polmoni malati, le loro case dove trovi polvere di minerali nel bagnetto dei bambini sono al centro delle pagine dei giornali ma in pochi sono andati lì per incontrarli,  per guardarli in faccia, per ascoltare cosa pensano del loro futuro e cosa vogliono veramente.

Lo so sembra una considerazione banale ma alla fine – mi sembra – è proprio quello che sta sfuggendo a questa discussione ormai tutta politica e a questo paese assorto – sembra – in altri problemi. Ancora una volta si invoca la tutela dell’ambiente in modo pretestuoso, senza tenere conto del fatto che qualità dell’ambiente è uguale a qualità della vita e a Taranto non saranno i no a restituire l’aria pulita ai cittadini.

E’ necessario attrarre investimenti sul territorio e, come riporta il Sole 24 Ore di oggi, fermi al palo ci sono 600 milioni di investimenti. Il Comune di Taranto ha frenato i progetti Tempa Rossa, Eni, Cementir e nuovi inceneritori accogliendo le proposte della maggioranza di centrosinistra (Noi Democratici e Ecologisti per Taranto Respira). Tutto questo, fanno sapere dal Consiglio comunale, “in forma cautelativa”.

Ancora una volta  il potere locale si mette in mezzo, in nome e per conto della tutela ambientale, dicendo no. No all’Ilva, no a Cementir, no al petrolio di Tempa Rossa, no all’ammodernamento della raffineria Eni.  Non dimentichiamo però che se Taranto chiude, per il Paese sarà un disastro. Come ha dichiarato il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, “ragioniamo di una perdita che incide per 8 miliardi di euro sulla bilancia commerciale e che porterebbe a un peggioramento del Pil”.

Dire no oggi, dopo vent’anni in cui il disastro ambientale si è perpetuato sotto gli occhi di tutti, è una vergogna che grida vendetta. Un territorio per crescere e svilupparsi ha bisogno sì di un ambiente pulito ma anche di una politica degna di questo nome. Mettersi di traverso ora – a disastro avvenuto – e invocare il green correct è forse fuori luogo. Ancora una volta un pretesto che nasconde incapacità decisionali e fragili equilibri politici a tutti i livelli, sia locali che nazionali.

E a proposito di ipocrisie italiche, vi lascio alla lettura di un estratto di”Tutta Frusaglia” del marchigiano Fabio Tombari scritto negli anni ’30 ma ancora attualissimo e pubblicato sul blog di Alessandro Giuriani.

“Il progetto della ferrovia era stato approvato. Ecco: la ferrovia doveva venir su per la battuta della Piana, diritta come una spada, poi, dietro il pagliaio di Remo doveva voltare perchè lui il pagliaio non lo moveva, venisse giù il Padreterno; lassù agli olivi la ferrovia girava la Cura per venir giù a rotta di collo verso il ponte del mulino da dove, con un breve semicerchio, avrebbe preso la direzione del canale. Fino al mare sarebbero andati giù insieme, ferrovia e canale, poi dal mare il treno riattaccava di petto la salita del sindaco, dove avrebbe girato l’orto di casa, per andare da Ninetta che voleva il disco davanti alla capanna, per svagare i bambini. La stazione intanto l’avrebbe aspettato laggiù, dietro il Castello, un po’ appartata, perchè il capostazione non vuole contatti con le altre famiglie e tanto meno vuol sentire i pettegolezzi di tutte quelle donnicciole del porto. La ferrovia, presa la rincorsa, senza più freni, giù per le Croci, sarebbe passata fischiando davanti alla casa di quella canaglia del notaio, avrebbe assalito la cittadella, da dove finalmente libera e solaavrebbe ripreso la strada dei campi verso la stazione madre che l’aspettava laggiù sotto la tettoia come c’è nelle grandi città.“Bene” aveva gridato S., “stando a letto la vedrò passare tre volte”La signora Amalia andò a chiedere al segretario, che è scapolo, se nel treno ci sarebbero stati i cuscini, chè in quanto ai merletti ci avrebbe pensato lei che era nubile; e il presidente del circolo “Figli di Achille” venne a dire in nome del padre Achille, che quando il treno passava davanti a casa, se si fermava, da bere a casa sua c’era per tutto il personale”.

(Ringrazio Alessandro Giuriani per averlo riportato alla luce)