Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Mobilità sostenibile questa sconosciuta quando si parla di aziende e del loro impegno a favore della travel green policy.

Alla domanda se, “la sua azienda ha messo in atto accorgimenti per la gestione sostenibile dei viaggi d’affari”, la risposta è: “no per il 66,7%”. E’ questo il primo dato, particolarmente significativo, che si legge nell’indagine condotta da Cisalpina Research, in collaborazione con LifeGate per capire come si comportano (o intendono comportarsi) le aziende rispetto alla mobilità sostenibile.

Oltre la metà delle aziende intervistate ha dichiarato di non possedere una Green Travel Policy e di non adottare alcun tipo di accorgimento per rendere i loro viaggi d’affari più sostenibili. Da questo dato però, il 30%  “si dice attento” alle tematiche ambientali; la strada scelta, per sensibilizzare i propri dipendenti che viaggiano, sono i corsi di formazione e le campagne di comunicazione.

Ancora una volta le parole, quando si parla di ambiente si sprecano, mentre gli impegni, quelli precisi, mancano.

Va anche detto che il 32% ha parlato genericamente di “modificare le proprie abitudini in trasferta” il che vuol dire essere disponibili al car sharing e ai mezzi di trasporto pubblico. Il 14% poi si è dichiarato disponibile a spendere un po’ di più per essere sicuro di non gravare sull’ambiente.

E comunque, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il male, o meglio i problemi pratici. In particolare il 55% degli intervistati non utilizza nessun sistema di rendicontazione delle emissioni di CO2 mentre il 21,74% ha ammesso di non considerare le emissioni di anidride carbonica come parametri validi per pianificare le proprie scelte di acquisto. Quando si parla di viaggi aziendali si guarda ancora al costo, alla velocità e ovviamente al comfort.

Alla domanda “la sua azienda ha adottato una politica formale riguardo agli acquisti sostenibili o acquisti responsabili con compagnie aeree, hotel, noleggi auto?, il 70% del campione (composto da travel manager, responsabile acquisti e responsabili risorse umane) ha risposto di no, salvo un risicato 11% che ha ammesso di valutare determinati parametri di sostenibilità solo verso alcuni fornitori.

Per quanto riguarda gli hotel, ad esempio, mancano le informazioni su quali possano essere i parametri per definire un albergo più o meno sostenibile (il 70% non sa quali dovrebbero essere gli impegni di una struttura alberghiera eco-sostenibile, mentre il 90% non si pone neanche il problema di cercarli).

Tra le cause, al primo posto, il fattore costi. La sostenibilità si teme costi troppo (24% del campione) e individuare dei fornitori in linea con tutti i parametri ambientali è spesso molto difficile (18% del campione).

Anche il consenso interno non rema a favore della mobilità sostenibile. Il 15% lamenta la mancanza di una cultura aziendale condivisa da tutti che, insieme alle scarse conoscenze da parte del personale e alle oggettive difficoltà di reperire informazioni tecniche e legislative, rendono la travel policy un obiettivo difficile da raggiungere.

Risultato finale, un generale immobilismo dovuto sostanzialmente al timore di affrontare tutte le incognite che un cambiamento di prospettiva potrebbe comportare.

Insomma, a parole tutti d’accordo ma quando poi si tratta di modificare le proprie abitudini iniziano i problemi. Una strada ancora salita, come scrivono da Cisalpina Research, che le aziende non hanno ancora deciso di affrontare seriamente.