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L’Italia al primo posto per il caro energia si appresta anche ad acquistare elettricità dai serbi che la porteranno nel nostro paese al doppio del prezzo di mercato. Gli impianti, di cui si occuperà l’italiana Seci Energia, godranno del supporto dei certificati verdi italiani (sempre pagati via bolletta elettrica)

“In Italia l’energia elettrica costa il 30% in più della media europea”. Una notizia che non ha nulla di nuovo ma che, secondo Confartigianato, quest’anno presenta una novità: il divario tra le nostre bollette e quelle degli altri europei è cresciuto del 5,6% (per le aziende è addirittura del 36,4%). E con questo ci siamo guadagnati, a pieno titolo, il primo posto nella graduatoria dell’energia più cara d’Europa sia per quanto riguarda la bolletta elettrica sia per l’elevato costo dei carburanti (+12,2% rispetto all’Eurozona).

A pesare, fanno sapere da Confartigianato, sono indubbiamente le tasse ma se guardiamo le pagine dei giornali di questi giorni,  non sono solo quelle. E’ di ieri infatti l’inchiesta che Report ha condotto sul “giallo dell’energia serba ad alto costo” (pubblicata anche dal quotidiano il Piccolo di sabato) sugli accordi siglati nel 2011 tra Governo italiano e Governo serbo.

Un accordo che prevede la realizzazione di numerose centrali idroelettriche dal costo miliardario. Dieci saranno le centrali costruite sul fiume Ibar per un costo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro; tre quelle sul fiume Drina che costeranno all’incirca 800 milioni. Per l’Ibar le “aziende partner” coinvolte nella costruzione, gestione e sfruttamento degli impianti – secondo il testo ora al Parlamento serbo – sono l’italiana Seci Energia del gruppo Maccaferri e l’omologo serbo dell’Enel, la Elektroprivreda Srbije, unite in una joint venture dove Seci detiene il 51%. Il tutto naturalmente, realizzato e finanziato grazie al “sostegno dei certificati verdi italiani”.

Come se non bastasse poi (e in barba alle dichiarazioni di “doversi smarcare dalla dipendenza estera”) tutta l’energia prodotta verrà esportata nel nostro Paese, attraverso il Montenegro, via interconnessione sottomarina (ancora da costruire). Nel frattempo e per altri 15 anni l’energia prodotta nei Balcani (o meglio quella attestata dai certificati verdi) verrà venduta a un prezzo fisso di “155 euro per MW”, esattamento il doppio del prezzo di mercato. E non ultimo, grazie a questa operazione, l’Italia potrà avvicinarsi ai tanti ambiti obiettivi europei relativi all’uso di energia pulita.

Che dire insomma, un sistema che non fa davvero acqua da nessuna parte! Complimenti a chi l’ha pensato e realizzato con buona pace degli italiani che dovranno, ancora una volta, farsene una ragione.

Scarica qui l’articolo de Il Piccolo di sabato 1 dicembre