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Nell'immagine: impianto fotovoltaico Gsf in Puglia (foto Lucia Navone)

 

Continuano i guai per la cinese Suntech. Oltre alle class action partite negli Stati Uniti e la truffa dei bund falsi da 560 milioni di euro, il colosso cinese dovrà rispondere alla Procura di Brindisi che sta indagando sugli illeciti legati agli impianti fotovoltaici che il Global Solar Fund (società controllata all’80% da Suntech) ha realizzato negli ultimi due anni in Puglia. Gli impianti sotto inchiesta, secondo le pagine di Bari di Repubblica di oggi, sono riconducibili a 5 società: la Ecopower srl, Girasole srl, Photos srl, MT2007 srl e Geos srl, tutte riconducibili a imprenditori della zona di Messina mentre le persone indagate sono 27.

Ed è proprio controllando queste “scatole cinesi”, con sedi legali sparse tra Roma e Brindisi, che la Procura di Brindisi è arrivata in Lussemburgo dove è emerso il nome di Suntech, il forziere delle operazioni. Accuse respinte da Suntech che, a un giornale di settore, ha fatto sapere di “voler contrastare in maniera decisa le accuse confidando in un esito positivo”.

Secondo il vice procuratore di Brindisi, Nicolangelo Ghizzardi, se il Global Solar Fund dovesse essere condannato (un’udienza è prevista il 6 dicembre) tutti gli impianti, del valore di 80 milioni, dovranno essere demoliti. Indagini condotte tra l’altro in collaborazione con la procura distrettuale antimafia di Lecce poichè in tema di energie rinnovabili è sempre altissimo il rischio di infiltrazioni mafiose.

L’invasione dei pannelli solari in Puglia ha inizio, come noto, nel 2010 e la formula di “spezzettare” la taglia degli impianti è l’unica strada per aggirare la legge regionale: installare piccoli impianti da 1 MW su tutto il territorio e ottenere così la semplice Dichiarazione di Inizio Attività, rilasciata dal Comune. Tanti piccoli impianti con venti e più pannelli disseminati su tutto il territorio fino ad arrivare a diverse centinaia di megawatt. Pratica contestata a gran voce dalla Agenzia Regionale per l’Ambiente che è riuscita a bloccarne sì la realizzazione ma a lavori già ultimati. Soltanto tra San Donaci e Mesagne l’anno scorso furono sequestrati impianti fotovoltaici pari al valore di 30 milioni di euro.

Ma non solo.  Il Global Solar Fund avrebbe anche annunciato in anticipo la fine dei lavori relativi ad alcuni impianti, rispetto al reale stato di avanzamento dei lavori, al fine di rispettare le scadenze imposte dalla legge per beneficiare degli incentivi. Su questi aspetti che le indagini chiariranno nei prossimi mesi, Suntech ha fatto sapere che: “i responsabile di Gsf ci hanno assicurato che le procedure autorizzative hanno rispettato tutte le leggi e norme vigenti”.

Restano però una serie di dubbi: questi illeciti erano già emersi l’anno scorso (e tutti in Puglia ne erano informati) e come è possibile che solo ora Suntech abbia “chiesto conto” al Global Solar Fund? In ultimo, Tecnova, una delle società controllate dal Global Solar Fund per ultimare questi impianti nei tempi richiesti dalla legge, aveva”utilizzato” mano d’opera extracomunitaria e le accuse di riduzione in schiavitù, poi stralciate, erano state formulate dalla Procura di Brindisi l’anno scorso. E già allora, era intervenuto il Global Solar Fund per sanare la situazione: dal forziere erano stati prelevati cinque milioni di euro per rimborsare lavoratori e fornitori.

Una vicenda molto complessa dove l’unico segno di continuità, sembra essere il 38enne spagnolo Javier Romero, manager del fondo Gsf, che ne possiede il 10% e che fino al 2008 ha lavorato per Suntech come rappresentante non esecutivo in Spagna.

Come al solito in Italia (ma tutto il mondo è paese) devono arrivare gli sceriffi per avere delle risposte.