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MINESTRONE BORLETTI BUITONI NEL PENTOLONE DI MONTI – LA PRESIDENTE DEL FAI SI CANDIDA NEL CENTROTAVOLA E IL SEVERO SETTIS SI DIMETTE DAL CDA PER PROTESTA PER L’APPOGGIO A MONTI – PRESSING PER LE DIMISSIONI, MA LETIZIA SI LIMITA ALL’AUTOSOSPENSIONE – ALL’ORIZZONTE UNA MONTAGNA DI CONFLITTI D’INTERESSE – LEI SI ATTACCA ALLA “CULTURA, PAESAGGIO, BENI CULTURALI…”

Così scrive Dagospia all’annuncio della candidatura della presidente del FAI, Letizia Borletti Buitoni nella Lista Monti  che sta suscitando non poche polemiche. Al momento infatti Letizia Borletti Buitono non ha ancora annunciato le dimissioni dal ruolo di presidente in attesa del parere dei garanti su un eventuale doppio incarico. Se così fosse avremo una serie di conflitti d’interesse non trascurabile. Il Fai gode di grande prestigio, e amministra esemplarmente alcuni siti monumentali e naturali; molti si chiedono se sia opportuno trascinare questa storia in una campagna elettorale che si annuncia feroce.

Ieri, per esempio, Salvatore Settis si è clamorosamente dimesso dal Consiglio di amministrazione dell’associazione non potendo “né comprendere né condividere il fatto che la presidente in carica del Fai appoggi in modo tanto esplicito un presidente del Consiglio che in oltre un anno di governo non ha mostrato la minima sensibilità per i problemi dell’ambiente, dei beni culturali, della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura”.

Peggio, scrive Settis alla Borletti: “Il Presidente Monti non ha mostrato alcuna attenzione a questi problemi nemmeno nella sua Agenda, con ciò confermando che, qualora tornasse alla guida del governo, proseguirebbe l’opera di sistematico smantellamento delle strutture statali della tutela e di privatizzazione del patrimonio pubblico iniziata dal governo Berlusconi”.

Nel frattempo anche la “base ambientalista” del Pdl fa sentire la sua voce e chiede che l’ambiente resti nell’agenda del partito. A farlo è Vincenzo Pepe, presidente di FareAmbiente, Movimento ecologista europeo, in un’intervista su Italia Oggi, dove lamenta la mancanza di candidati rispetto alla sinistra e ai neocentristi di Casini e Fini. “In un panorama politico – spiega Pepe – in cui quasi tutte le associazioni ambientaliste, direttamente o indirettamente, appoggiano o fanno riferimento a determinati schieramenti sarebbe paradossale che solo il centrodestra pensasse di andare controcorrente, rimanendo sguarnito su tale fronte e lasciando campo libero a un ambientalismo estremista, irrazionale, illogico e che sa dire sempre e solo “no”, finendo con il danneggiare sia l’economia del paese, sia paradossalmente lo stesso ambiente che nelle intenzioni si vorrebbe tutelare”.

In casa PD invece non si smorza la polemica sulla decimazione della pattuglia ambientalista dalla lista. I grandi esclusi sono i senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, nomi storici dell’ambientalismo italiano che non hanno nessuna intenzione di essere messi alla porta. Come ha fatto sapere Francesco Ferrante, “il Pd prova a “silenziarci”, escludendoci dalle liste, ma noi non abbiamo alcuna intenzione di mollare: per vent’anni ci si siamo battuti per l’ambiente fuori dal Parlamento e continueremo a fare i rompiscatole”.

Comunque andrà a finire, la ricetta  che tutti gli schieramenti stanno proponendo agli italiani è ancora  una volta l’occupazione delle poltrone  e non la risoluzione dei problemi.  Per ora i candidati sembrano solo impegnati a conquistarsi il loro posto a tavola senza pensare che stanno servendo un minestrone riscaldato.