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Arrestati sei imprenditori del trapanese attivi nell’eolico, fotovoltaico e biomasse, tutti riconducibili al boss latitante, Matteo Messina Denaro

L’hanno chiamata “operazione grande mandamento” ed e’ l’ennesimo duro colpo al clan di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande latitante di “Cosa Nostra”, ricercato da vent’anni. Sei arresti, tra i quali l’imprenditore specializzato in “energie verdi”, Salvatore Angelo; il consigliere provinciale di Trapani, Santo Sacco (Pdl), ex consigliere comunale di Castelvetrano (il paese del boss nda); l’ex consigliere comunale di Terrasini, Salvatore Pizzo, oltre a Paolo Rabito, Gioacchino Villa e Gaspare Casciolo. Indagati risultano anche un altro imprenditore e la moglie del boss in carcere Nino Nastasi.

L’indagine ha consentito di documentare l’infiltrazione di Cosa Nostra nelle attività economiche delle provincie di Trapani, Agrigento e Palermo, attraverso la sistematica acquisizione dei lavori per la realizzazione degli impianti di produzione delle energie rinnovabili. I proventi venivano in parte destinati alle esigenze di sostentamento del latitante castelvetranese attraverso una fitta rete di società controllate dall’imprenditore Salvatore Angelo di Salemi.

Sequestrati beni per 10 milioni di euro, tra i quali  due società di Salemi e Castelvetrano, riconducibili alle cosche che si sarebbero “infiltrate” negli appalti per la costruzione dei parchi eolici di “San Calogero” di Sciacca (AG), “Eufemia” di Santa Margherita Belice (AG) e Contessa Entellina (PA), “Mapi”, di Castelvetrano (TP) e Montevago (AG) e del parco fotovoltaico di Ciminna (PA).

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