Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Anche per il settore delle rinnovabili, come già successo per quello dell’high tech, dell’elettronica o di altri settore più maturi, è giunto il momento di “creare valore al settore attraverso gli eventi fieristici”. Piccoli eventi, spesso di carattere prettamente locale (ad esempio Solarexpo che oggi è a Verona ma che ha visto gli albori a Vicenza), cresciuti a dismisura in questi anni, di pari passo con l’evoluzione frenetica del mercato e che spesso hanno solo risposto alla domanda di servizi. Oggi è giunto il momento, anche per gli enti organizzatori, di cambiare la mission degli eventi ed essere portatori di reale valore, diventando  sempre di più contenitori e divulgatori di innovazione e non limitarsi ad affittare spazi espositivi e fornire servizi. Quello delle rinnovabili è un settore troppo giovane e, le continue strumentalizzazioni di cui spesso soffre, non sempre giovano al suo sviluppo e alla sua affermazione presso un pubblico non di settore.

Nel settore dei beni industriali le fiere oggi sono ancora considerate uno dei mezzi di comunicazione più importanti seconde, per investimento, solo alle forze di vendita. Le imprese manifatturiere italiane destinano oggi una quota superiore al 30% del budget promo pubblicitario agli eventi fieristici anche se una fiera non è esattamente uno degli eventi più low cost (ogni minuto di presenza in Fiera costa circa 20 euro: 140.000 euro il costo di uno spazio espositivo, 105.000 euro per l’allestimento, 220.000 euro le spese varie).

Le aziende espositrici si devono sentire sfidate, stimolate e supportate dal sistema fiere nel “riempire questo contenitore” e presentare prodotti ad alto contenuto innovativo.  I numeri di un settore in fermento, come quello delle rinnovabili, chiedono il cambiamento della modalità di “essere fiera”. Ad esempio, Solarexpo e Greenbuilding, la fiera di dedicata al fotovoltaico e all’efficienza energetica di Verona, si è attestata al terzo posto mondiale dopo Shangai e Monaco con oltre 71950  presenze nell’edizione 2011. Per la maggior parte stranieri di cui molto asiatici anche se, secondo gli operatori, le incertezze legislative (in quei giorni il Governo stava decidendo i nuovi incentivi destinati al settore ndr) si sono fatte sentire sugli ordinativi.

Come Verona anche le altre Fiere del settore (Enersolar+ a Milano, Zeroemission a Roma, Klimahouse a Bolzano, KeyEnergy di Rimini, Energethica di Torino ecc) non hanno mai smesso di crescere e vivono ancora momenti d’oro ma saranno le prossime edizioni che confermeranno, o meno, la reali potenzialità di questi eventi. Vale a dire, se solo vetrina per il mercato italiano che oggi è particolarmente interessante per le aziende straniere oppure se, finito il momento delle vacche grasse e degli incentivi, tutto tornerà come prima.

Resta agli enti il compito, arduo, di far sì che l’evento fieristico abbia un reale peso nelle strategie aziendali.
Ad oggi, di ritorno da Intersolar, la fiera dedicata al fotovoltaico di Monaco, le Fiere italiane sembrano ancora lontane dal raggiungere certi primati. 77.000 i visitatori di quest’anno con 2280 espositori che hanno potuto contare su una macchina organizzativa perfetta, dove nulla è lasciato al caso. Se sei italiano poi, secondo alcuni, non sempre sei visto di buon occhio ma questa è un’altra storia.