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Le notizie hanno la memoria corta: ora l’Italia protegge i produttori di moduli fotovoltaici italiani ma il 7 ottobre 2010 siglava  accordi commerciali tra Governo italiano e cinese, tra cui la  promozione di energia solare fotovoltaica nel nostro paese.

Non sono solo gli operatori stranieri (Photovoltaic Operators Investors) ad aver presentato un’esposto legale contro lo Stato italiano per il nuovo conto energia ma anche i produttori di pannelli fotovoltaici cinesi. Secondo quanto riportato dal portale di informazione Digitimes lo scorso 9 maggio 2011, le grandi aziende cinesi produttrici di moduli fotovoltaici hanno fatto pressione sul governo di Pechino affinché intraprenda un’azione legale contro il nuovo decreto per il Quarto Conto Energia, facendo ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). La nuova regolamentazione degli incentivi italiana prevede tariffe maggiorate del 10% per le installazioni fotovoltaiche che saranno dotate di più del 60 per cento di componenti prodotti nell’Unione Europea ed esclude, di fatto, i prodotti asiatici. Resta da chiarire però se, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo definitivo, questo 10% verrà confermato: secondo fonti del Ministero dell’Ambiente il premio potrebbe essere solo del 5%.

Bonus che sicuramente tutela i produttori italiani che peraltro avevano già ricevuto, nella precedente bozza di decreto, rassicurazioni su un eventuale premio aggiuntivo all’utilizzo di prodotti Made in Italy. Così facendo non si potrà più dire che gli incentivi non vanno alle aziende della nostra filiera e arricchiscono le aziende cinesi ma – non dimentichiamo – che le notizie hanno la memoria corta e gli incentivi pagati dai consumatori italiani sono già abbondantemente finiti nelle casse delle aziende di Pechino e, non solo.

Il 7 ottobre del 2010 infatti sono stati siglati dieci accordi commerciali stipulati dal  Governo Italiano e cinese, tra cui quello per la produzione di energia solare fotovoltaica nel nostro Paese.  Valore dell’accordo, 100 milioni, firmato da BP Solar Italia, BP Cina e The Export-Import Bank of China.

Il Governo italiano forse non sa che, secondo i dati della società di analisi iSuppli la capacità produttiva dei produttori cinesi di moduli è triplicata negli ultimi tre anni raggiungendo quest’anno i 17.6GW che corrisponde al 62% della capacità produttiva globale. Un’industria dalle potenzialità enormi che non sarà certo disposta a rinunciare ad un mercato così appetibile come l’Italia.

Secondo quanto pubblicato da Digitimes i produttori di moduli asiatici, “prevedono un altro stallo del mercato perché si presenterà il problema di come smaltire gli arretrati già in ordinativo, solo temporaneamente bloccati in attesa dei nuovi incentivi”.  Secondo la stessa fonte, “la politica protezionistica adotta dal Governo italiano potrebbe non essere in grado di aumentare il tasso di occupazione in Italia” perché, cita Digitimes,  “potrebbe esserci un ulteriore concorrenza da parte dei paesi dell’Est Europa”.

Si è cercato di salvare il salvabile ma i prossimi mesi saranno quelli decisivi per capire lo stato di salute del mercato del fotovoltaico. Questi mesi di mancata approvazione del decreto hanno comunque rallentato, a livello internazionale,  il boom della fornitura di moduli che, secondo la società di ricerca IMS Research,  è diminuita del 10% nel primo trimestre. Le previsioni sono di diminuzione delle richieste e, dei prezzi, anche nel secondo trimestre.

Le misure di difesa commerciale non possono cambiare gli scenari e risolvere i problemi strutturali in cui si dibatte la nostra industria. In una prospettiva di crescente apertura dell’economia mondiale non é pensabile reintrodurre in modo strisciante barriere tariffarie eliminate in sede Wto o mediante accordi bilaterali né pensare che così facendo si salvaguardano i posti di lavoro.