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Le “cinque mosse” del buon padre di famiglia raccontate in una metafora: come distruggere l’autonomia di un mercato appena nato

…”Adesso occorre lavorare perché la legge venga applicata bene, venga compresa dai cittadini, dalle aziende e tanto altro ancora. Siamo ottimisti. Insomma è l’inizio di una nuova era per il fotovoltaico…”.

Così recitava un comunicato stampa di Assosolare del febbraio 2006. Proprio allora infatti muoveva i primi passi il conto energia (il meccanismo di incentivi statali destinati agli impianti fotovoltaici). Un neonato che ha visto nella sua fase di crescita e sviluppo dei genitori permissivi che poi, per cercare di riparare agli errori fatti, sono diventati fin troppo severi.

Un metodo educativo che di solito non porta grandi risultati per chi lo subisce e soprattutto non aiuta a costruirne l’autonomia. La “creatura”, anche nel caso dell’industria fotovoltaica, è oggi un soggetto il cui futuro dipende quasi completamente dagli umori di un educatore che nel corso degli anni ha cambiato più identità (politiche, ovviamente).

Un percorso durato sei anni, arrivato ora all’ultima tappa: la quinta versione del conto energia, proposto in bozza, ha decretato la completa autonomia del soggetto senza però averne stabilito le basi e le capacità per “andare avanti”.

Il “genitore” ha deciso di chiudere i rubinetti degli incentivi pubblici e far camminare con le proprie gambe “la creatura” che nel frattempo ha fatto non pochi danni a sé stessa e agli altri. Non è riuscita a investire i soldi per garantirsi un futuro perché ha preferito spenderli subito senza portare idee innovative. Del resto si sa, “chi troppo vuole nulla stringe” e i vizi, oltre a non far crescere, portano ad essere troppo concentrati su sè stessi e a non avere il senso del limite.

E’ sotto gli occhi di tutti la crisi profonda dell’industria dovuta al calo dei prezzi, alla concorrenza asiatica, al credit crunch, così come il fallimento delle aziende e la perdita dei posti di lavoro. Questo perché per anni “la creatura” ha pensato di poter vivere alle spalle del genitore che ha comunque elargito generosamente quasi 6 miliardi di euro di incentivi senza fare troppo domande su come questi soldi venivano spesi. E non solo in Italia.

Si pensava di andare avanti all’infinito magari facendo partecipare anche cinesi, americani, spagnoli e altri. La pacchia però, anche nelle migliori famiglie, prima o poi ha fine, soprattutto se a finire sono i soldi.

Se poi, ci sono più fratelli e tutti vogliono spartirsi la torta, allora è meglio dividerli e lasciarli litigare in pace. In Italia oggi ci sono ben cinque associazioni di categoria che si dividono un mercato che vale il 6% dei consumi elettrici nazionali. Tutte vogliono sedersi a capotavola nelle cene familiari.

Il buon genitore avrebbe dovuto essere in grado di valutare che la “creatura”, forte delle proprie potenzialità, si stava viziando troppo. Ci sono volute altre quattro versioni di decreti e cinque anni, per capire che i “rubinetti andavano chiusi” e che qualche provvedimento disciplinare era necessario.

Forse bastava semplicemente elargire lentamente e con un piano definito a tavolino, concertato con tutti gli altri membri della famiglia (regioni, comuni, associazioni di categoria, enti coinvolti ecc).  Ma forse questa è un’assunzione di responsabilità che in Italia va già oltre il modello di famiglia media.

N.B. Da notare che, secondo indiscrezioni trapelate on line, la primissima versione del V conto energia è stata pubblicata, niente di meno, che da un’analista di Enel. Alla fine, comunque vada, in Italia è sempre il padre padrone a decidere il destino di tutti gli altri.

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