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“RAEE in Carcere”, un progetto per il reinserimento nel mondo del lavoro dei detenuti dell’Istituto penitenziario di Bologna

Da sinistra a destra: Leopoldo Di Chiara, Salvatore Manna e Isam Bendaoud (Foto di Eikon Studio)

Salvatore era un piazzaiolo ma oggi si occupa di recuperare i rifiuti elettronici. Nella sua vita gli errori gli sono costati il carcere ma ora ha la possibilità di lavorare nell’officina della Dozza, la Casa Circondariale di Bologna, dove è stato allestito un laboratorio per il recupero dei rifiuti da apparecchiature elettroniche ed elettroniche (RAEE)

Un lavoro che”, racconta Salvatore Manna, “non è uguale a quello che facevo prima ma mi consente di avere uno stipendio e di continuare la mia vita con dignità”. Come Salvatore, anche Isam e Leopoldo  sono i detenuti che, dopo uno stage, sono stati scelti per gestire questa officina dove, tra lavatrici, lavastoviglie e forni, bisogna alzare la voce per farsi sentire. Ferro, rame, alluminio e plastiche vengono separate e mandate al recupero.

Secondo le stime del consorzio Ecodom, il Consorzio Italiano per il Recupero e il Riciclaggio degli Elettrodomestici che da tre anni sostiene l’iniziativa RAEE in Carcere, il lavoro dei detenuti del penitenziario di Bologna ha permesso il risparmio di 1.800.000 kWh di energia elettrica oltre al riciclo di 180.000 kg di ferro, 3.800 kg di rame, 6.200 kg di alluminio e 7.200 kg di plastica. 260 sono invece le tonnellate di RAEE che Ecodom ha messo a disposizione del laboratorio di via del Gomito, pari a circa 4000 “elettrodomestici bianchi”.

Della preparazione professionale dei detenuti si è occupato invece il Cefal, l’ente di formazione del Movimento Cristiano lavoratori mentre la gestione delle risorse umane è stata affidata a It2. Ed è proprio la Cooperativa sociale IT2 il “datore di lavoro” dei tre detenuti assunti con regolare contratto anche se, nel corso dei tre anni di vita del progetto, le persone che hanno lavorato alla Dozza sono state in tutto otto.

Non possiamo lamentarci”, spiega ancora Leopoldo Di Chiara, impiegato alle officine della Dozza. “A seconda del lavoro che facciamo riusciamo a guadagnare dai 50 ai 500 euro” e, come racconta ancora Isam Bendaoud, marocchino, da due anni in carcere, “possiamo anche mandare qualche soldo a casa”.

Un progetto che vale doppio: sia sul fronte sociale che su quello ambientale.

Come ha spiegato Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei risultati del progetto, “la nostra collaborazione rappresenta un piccolo contributo alla costruzione di un futuro più sostenibile. Il corretto trattamento dei RAEE da parte dei detenuti aggiunge alla sostenibilità ambientale, la sostenibilità sociale”. Ecodom nel 2011 ha gestito su tutto il territorio nazionale circa 86.400 tonnellate di RAEE, di cui 9.159 nella sola Emilia Romagna e, 1923 tonnellate nella provincia di Bologna.

Seconda vita ai rifiuti, benefici per l’ambiente con un risparmio di 19,500 tonnellate di Co2 ma soprattutto una seconda chance a chi diversamente si vedrebbe precludere la possibilità di sentirsi ancora utile per la società, oltre alla possibilità di recuperare agli errori del passato.