Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Un momento della collezione FF2020 di Dior con abiti da sera in rafia, vestiti velati ricamati di fiori o lavorati a mano e all’uncinetto

Con le treccine, la faccia pulita e gli abiti di organza o lino stampati di fiori come erbari seicenteschi, va in scena l’idea forte di sostenibilità necessaria con la collezione dell’estate 2020 Dior

Nel backstage di Dior piantato sui prati dell’Ippodromo di Parigi, dove è iniziata questa tornata di pret-à-porter che durerà fino a martedì, tutti naturalmente smentiscono che le treccine siano riferite al look della attivista sedicenne Thunberg che all’Onu ha scosso e commosso il mondo con la sua grinta, perfino il parrucchiere Guido Palau che col suo staff ha pettinato e usato extention di capelli veri sulle 90 modelle per fare loro le trecce.

Modelle che escono da una foresta e camminano sulla nuda terra in expadrillas o anfibi di rete, una foresta coinvolgente di 165 alberi delle specie più varie, dall’albicocco a tutti i tipi di quercia passando al Melia che arriva dall’Himalaya, molto poco incantata ma realmente pronta a essere ripiantumata in vari siti parigini dai Quai de la Seine alla vecchia Base 217 (un sito militare della seconda guerra mondiale) fino a Port de Solferino, e vestono abiti da sera di rafia, vestiti all’uncinetto lavorati a mano con pon pon di paglia, portano cappelli da raccoglitrici d’orto disegnati da quel geniaccio di Stephen Jones, che si deve essere ispirato a quelli degli spaventapasseri.

La linea “Upcycled” di Stella McCartney nata dal riuso e recupero di t-shirt vintage, durante la Parigi Fashion Week

Ma non è solo la maison francese ad essere ispirata ed ispirarsi alla natura. Anche il marchio  Louis Vuitton e quelle del neo acquisito Stella McCartney hanno ufficialmente dichiarato il proprio impegno a favore dell’ambiente.. Se il 75% della nuova collezione di McCartney è sostenibile e conferma la vocazione green della designer tra poliestere riciclato, cotone organico e @Econyl (vedere MFF del 1° ottobre), è la passerella immaginata dallo stilista Nicolas Ghesquière ad aver attirato il più grande interesse mediatico (vedere MFF del 2 ottobre). Vuitton ha infatti sfidato Dior nella costruzione di un set rimovibile e riutilizzabile, scegliendo questa volta costruzioni di legno proveniente da foreste francesi gestite in modo sostenibile. Nello specifico, la struttura su cui si sono seduti gli invitati è stata realizzata in pino marittimo delle Lande, certificato Pefc al 100%, che sarà ora donato a favore dell’associazione ArtStock, a sua volta impegnata nel riciclo degli elementi dalla produzione artistica.

L’effetto del riscaldamento globale pensato da Marine Serre

Infine, anche i creativi indipendenti e stravaganti hanno sposato la causa ormai virale, portandola questa volta ai più alti livelli evocativi. Come Kei Ninomiya, mente eclettica della label Noir di Comme des garçons, che ha unito natura e umanità nella maniera concettuale della mentore Rei Kawakubo. Con una vegetazione selvatica che si è impossessata delle teste delle modelle, mutando con il susseguirsi dei look e il trascorrere dei mesi (vedere MFF del 1° ottobre). (riproduzione riservata)

Il messaggio green e concettuale di Key Ninomiya

Fonti:

https://www.quotidiano.net/moda/sfilata-dior-parigi-1.4799953

https://www.mffashion.com/news/livestage/le-fashion-week-accelerano-sul-green-vince-parigi-201910021836173164

https://www.independent.co.uk/life-style/fashion/stella-mccartney-upcycle-paris-fashion-week-sustainability-a8809271.html