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Il settore delle rinnovabili resta al palo dopo solo cinque anni dai primi incentivi

“Anche il 18 aprile vi è stato l’ormai solito attacco di Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera al solare e alle rinnovabili che continua quella che sembra essere una vera e propria crociata senza diritto di replica, mentre gli investitori si stanno allontanando dall’Italia per Paesi più seri sul piano imprenditoriale”.

Così Giuseppe Vatinno, responsabile ambiente dell’Alleanza per l’Italia, è intervenuto sulle pagine del Corriere della Sera di oggi, 18 aprile, in risposta all’ultimo articolo di Mucchetti.

Premesso che, come Mucchetti scrive, un giornale deve fare informazione e il Corriere è stato tra i primi a informare i consumatori su quanto costa il sistema rinnovabili (il primo articolo risale al luglio 2010, quando solo Ortis ne denunciava i costi), gli investitori non si stanno allontanando dall’Italia per paesi più seri dal punto di vista imprenditoriale ma perché ritengono l’Italia inaffidabile dal punto di vista politico.

Secondo il rappresentante dell’Api, l’Italia sa essere un Paese virtuoso – ha gli incentivi maggiori perché sono iniziati dopo rispetto agli altri paesi – e, il concetto è squisitamente politico.

Grazie però ai concetti squisitamente politici il settore delle rinnovabili oggi è fermo, in attesa del nuovo piano di incentivi e, con esso, tante aziende e tanti lavoratori. Un comparto economico nato solo cinque anni fa, sotto il colore verde (promotore del primo conto energia fu l’allora Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio) che, in questi anni, ha sempre scatenato polemiche e campagne media a favore o contro. Ricordiamo gli interventi del Professor Battaglia su le pagine de Il Giornale (oltre al suo libro con prefazione di Silvio Berlusconi) dove “sfatava” i falsi miti delle energie rinnovabili.

Miti veri o miti falsi e, schieramenti politici a parte, l’unica certezza è che nell’Unione Europea il settore delle rinnovabili dà lavoro a 1,5 milioni di persone: secondo la Commissione saranno il triplo nel 2020. Qualche giorno fa, il commissario all’Energia dell’Unione Europea, Gunther Oettinger ha invitato gli stati membri a raddoppiare gli investimenti, da qui al 2020. Vuol dire, per tutti, 70 miliardi all’anno per raggiungere la quota del 37% di energia pulita, oltre a 200 miliardi di euro per costruire la smart grid, ossia la rete elettrica intelligente in grado di supportare la produzione europea di fonti pulite.

In questo caso però, in questo Paese così virtuoso, a pagare saranno sempre i consumatori e in questo momento non c’è nessuna certezza su dove finiranno tutti questi soldi pubblici. Dal cilindro, i nostri politici potranno sempre ritirare fuori il nucleare o il carbone pulito e, decidere di non essere poi così virtuosi.