Un blog che parla di green economy lontano dalle cronache ufficiali e dai comunicati aziendali. Le storie del mondo green raccontate da un altro punto di vista.

Una bambina di minatori alla protesta (Reuters/Alonso)

Che l’energia verde fosse per il Giornale diretto da Alessandro Sallusti uno spreco inutile di risorse economiche con ricadute praticamente nulle sulle economie dei paesi, è noto ormai da tempo. E che per farlo usi le notizie in modo strumentale, pure.

Che invece diventasse il nuovo problema della disoccupazione europea, in particolare di quella spagnola, è una notizia che merita di essere analizzata.

Ancora una volta la strumentalizzazione dei temi verdi è la strada più facile per annullarne i benefici ma questa volta ad essere strumentalizzati sono migliaia di lavoratori che stanno lottando per mantenere il proprio posto di lavoro. Stiamo parlando dei minatori spagnoli in marcia su Madrid per protestare contro i tagli al carbone.

Certo la produzione di carbone non ha nulla di pulito e l’Unione Europea ha chiesto ai paesi membri di rivedere le proprie politiche energetiche (da notare che in Italia stanno ripartendo gli investimenti in centrali a carbone) ma ai minatori delle Asturie questo poco importa.

Da mesi si stanno battendo contro i tagli previsti dal governo del Partido Popular di Mariano Rajoy che metterebbero in ginocchio le regioni minerarie. Infatti si parla di tagli pari al 64% (da 703 a 253 milioni di euro). Gli aiuti alle imprese passeranno da 301 a 111 milioni di euro, diminuiscono drasticamente anche i fondi per le infrastrutture e per la formazione (da 56 a 2 milioni di euro) e i fondi per la sicurezza verrebbero totalmente annullati (da 12 milioni di euro nel 2011). Questi tagli inciderebbero su 47 miniere in cinque regioni differenti, per un totale di ottomila lavoratori. Particolarmente colpite sarebbero le regioni di Asturias (15 miniere per un totale di quattromila lavoratori) e Castilla y Leon con 24 miniere e tremila lavoratori.

E domani, a Madrid, è prevista l’arrivo della “Marcia Nera” dopo che i minatori, in rivolta da due mesi,  hanno bloccato autostrade, occupato treni e pozzi minerari.

Scrive il Giornale: “in realtà il Governo di centro destra c’entra poco, perché in questo caso obbedisce solo ad una direttiva europea che stabilisce la cessazione di ogni aiuto statale all’industria del carbone entro il 2018, mentre si moltiplicano gli aiuti alle energie rinnovabili”.

Forse Riccardo Cascioli, autore dell’articolo, non sa che lo scorso mese di gennaio il Governo Rajoy ha detto stop agli incentivi alle rinnovabili e tutto il comparto è ora in crisi profonda, proprio come quello del carbone. Quindi per il momento nessuna riconversione verde da parte della Spagna, tantomeno del Governo di centro -destra e nessun operaio “pulito” di nuova generazione green che sottrae lavoro a quello più old e “sporco” del carbone.

Che poi l’Europa, nella persona del Commissario Oettinger, abbia chiesto il taglio del 30% dei sussidi alle energie pulite è ancora una volta una verità usata in modo strumentale. Il taglio c’è stato e ci sarà alla luce della crisi economica e del fatto che gli obiettivi 20-20-20 siano oggi troppo onerosi per gli Stati membri. La verità però è che i prezzi sono scesi, il mercato è quasi maturo (anche nel suo riassetto a livello di numero di operatori e di occupati) e la parità di costi tra fonti alternative e tradizionali è ormai prossima. Va detto che le aziende in Europa e negli Stati Uniti sono in crisi  ma non certo per scelte ideologiche sbagliate. Piuttosto per scelte industriali azzardate o per mancanza – come in Italia – di politiche industriali degne di questo nome.

Ciò vuol dire che la green economy non sta sottraendo nulla a nessuno ma come al solito la battaglia per mantenere il proprio posto di lavoro è sempre e solo un affare puramente economico che nulla c’entra con i movimenti verdi  E la rabbia devastatrice dei minatori delle Asturie lo dimostra.

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