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Nessuna dichiarazione ufficiale sul destino degli oltre 200 lavoratori tra MX Group e la controllata Solarday

Novembre 2008. L’italiana MX Group Spa intende convertirsi in soli tre anni in un gruppo fotovoltaico pienamente integrato, con l’intera filiera che va dalla produzione di silicio alla vendita di elettricità. Così, scriveva Stefano Eleuteri, direttore di Photon (il giornale più autorevole del settore nda), sul numero di gennaio 2009. Secondo quanto riportava Photon: “MX Group, iscritta al registro delle imprese di Monza e Brianza dal luglio 2007 come impresa di installazione di impianti di riscaldamento, televisori e impianti sanitari, è di proprietà dei due fratelli Denaro: il giovane presidente del Consiglio di Amministrazione Massimo è supportato dal fratello maggiore Carmelito, che amministra da anni la società produttrice di moduli Solarda SpA”.

Un’avventura che ebbe inizio in una villetta a due piani a Brugherio, in provincia di Monza e che si è sempre contraddistinta per i toni e le cifre altisonanti. Nel giro di tre mesi da Brugherio si passò ai 20.000 mq tra uffici e stabilimento a San Fiorano, a pochi chilometri da Arcore. Secondo le cronache di allora, nel 2008, le stime di fatturato davano MX Group a 98 milioni di euro, con un aumento a 311 milioni previsto per il 2009 e a 520 milioni nel 2010. Alla fine del 2009 era anche prevista la fondazione di una società per la produzione di celle fotovoltaiche, Solarcell. Ma non solo. Secondo quanto riporta ancora Photon, a inizio 2010, si pensava ad una nuova avventura con la produzione di film sottile e la “Solar Thin Film”. In ultimo, gli inverter “Wave Plus” che avrebbero dovuto completare la filiera. Nessuna di queste realtà industriali ha mai visto la luce. L’unica esperienza è stata quella nel New Jersey dove, nel dicembre 2010, MX Group ha fondato MX Solar USA per la produzione di moduli fotovoltaici in silicio policristallino per una capacità di 65MW e una previsione di 130MW entro il 2011.

Ma veniamo alla cronaca dei giorni nostri.

Villasanta – Mx Group, 200 a casa senza indennizzo – Il Giorno, 8 giugno 2012

Da Arcore

“Noi non lo avremmo mai immaginato”, è questo lo sconcerto che accomuna oggi tutti i lavoratori di MX Group e Solarday che, praticamente da un giorno con l’altro, si sono ritrovati senza posto di lavoro.

Fino a quattro mesi fa”, spiega Maria Grazia Gallo, rappresentante RSU di MX Group, “pensavamo di essere baciati dalla fortuna. La notizia che MX Group si era aggiudicata la commessa di “onegiga” in Serbia (la costruzione del più grande parco solare del mondo commissionato dalla società lussemburghese Securum Equity Partners Europe SA nda) è stata per noi l’assicurazione sul nostro futuro”

Finalmente”, prosegue Maria Grazia, “dopo anni di lavori come interinale sarei riuscita ad arrivare alla pensione in un’azienda che, tra l’altro, mi sembrava il paradiso del lavoratore. Integrazione multietnica, rispetto delle persone, visione sul futuro sono sempre state al centro delle riunioni con la direzione e dello stage – non retribuito – fatto prima dell’assunzione”. “Solo promesse, mai mantenute”, aggiunge con amarezza. Mariagrazia ha 50 anni, una figlia di 18 e un marito in mobilità. La sua storia “professionale” non è nuova a vicende di delocalizzazione: la precedente esperienza l’ha avuta in Celestica dove il suo posto di lavoro e quello dei suoi colleghi sono stati “spostati” in Romania.

Ed è proprio l’azienda ideale, dove si va volentieri a lavorare perché si occupa di energia pulita, quella che racconta Luciano Cervellera, RSU di Solarday. “Ho lasciato il mio posto precedente”, spiega Luciano, “perché mi piaceva l’idea di lavorare ad un progetto comune, in un posto dove il rispetto della natura veniva messo al centro”. “E ho pensato”, aggiunge, “vedrai che è la volta buona che riesco ad andare in pensione”. Luciano ha 53 anni e la pensione è sì dietro l’angolo ma ora deve cercarsi un altro posto di lavoro.

E Luciano poi, in questa assurda guerra tra chi lotta per il diritto al proprio posto di lavoro, può anche dirsi fortunato. Perlomeno più dei suoi colleghi di MX Group. La sua società, la Solarday, produttrice di pannelli diventata di proprietà di MX Group nel luglio 2011, è stata messa in liquidazione e la cassa straordinaria per i 95 dipendenti è stata aperta il 10 aprile scorso e durerà fino all’anno prossimo. Per le altre 105 persone che fino a pochi giorni fa lavoravano in MX Goup invece, non c’è stato neanche questo privilegio.

La scelta di uscire dalla produzione dei pannelli è stato un fulmine a ciel sereno per tutti. Siamo molto preoccupati perché l’azienda finora non si è detta disponibile a costruire un percorso che porti alla mobilità dei suoi lavoratori. Fino ad oggi non c’è stato alcun anticipo di cassa e nessuno può permettersi di aspettare sei mesi, cioè il tempo impiegato dall’INPS per erogare il contributo sulla mobilità (Christian Vagni, FIM Cisl Monza e Brianza).

Mesi di angosciante attesa che, per molti, vuol dire non avere di cui vivere alla giornata. E’ la storia di Sonia Tommaso, 45 anni, separata con un figlio di dodici anni e una figlia di ventitrè, anche lei disoccupata. “Dopo varie esperienze lavorative“, racconta Sonia, “speravo di aver trovato il posto fisso in un settore in crescita. Anche questo però mi ha lasciato in mezzo a una strada: l’ultimo stipendio l’ho visto il 9 aprile e non so se e quando mi pagheranno maggio. Ora ho disperatamente bisogno di un lavoro”.

Come lei, anche Leticia Boateng, con una stupenda figlia di soli 4 mesi che sta crescendo da sola in Italia, mentre il marito è rimasto in Ghana. “Se io non mangio”, racconta,”mia figlia non mangia e ho assolutamente bisogno di un anticipo per poter andare avanti”. MX e Solarday si sono sempre contraddistinte come aziende multi etniche dove l’integrazione fra culture diverse doveva far parte del DNA aziendale.

Del resto”, ha proseguito Vagni, “l’azienda ha dichiarato di non avere soldi perché la situazione che si è venuta a creare all’interno del mercato del fotovoltaico e, le conseguenze del V conto energia, li hanno messi in ulteriore difficoltà” (mercoledì pomeriggio è prevista una riunione tra le rappresentanze sindacali, i lavoratori e i vertici aziendali nda).

Il destino di 200 e più persone è appeso a un filo e tutto sembra ruotare intorno alla famosa commessa  siglata da MX Group con il Governo Serbo: 1 miliardo e 755 milioni di euro. Con i reparti produttivi chiusi, sia quello di Mezzago della Solarday che quello di San Fiorano di MX Group, il rischio è che i macchinari prendano la strada di Belgrado anche perché non ci sono ostacoli o vincoli che possano impedirlo. Chiusa la produzione dei pannelli in Brianza, la proprietà intende mantenere solo un presidio commerciale a Villasanta con una trentina di addetti perché, come riferito ai dipendenti, “il ruolo nell’affare in Serbia sarà solo di EPC Contractor oltre che di trasferimento di know how nella fase di start up del progetto”.

Know how svilupattosi però grazie a competenze italiane, coltivato in una delle zone industriali più importanti del paese e cresciuto grazie agli incentivi destinati al fotovoltaico, pagati dai contribuenti italiani. Il territorio – i suoi abitanti e i suoi lavoratori – da cui tutto ciò è nato si meritano forse un trattamento diverso e, soprattutto delle risposte.

Ad oggi non è dato sapere quali sono le intenzioni di MX Group in merito al destino dello stabilimento e dei suoi lavoratori. L’azienda, raggiunta via mail, non ha fornito alcuna dichiarazione:vista la complessa situazione che si è creata”.

Al centro, Manuela Frustaci

Noi non immaginavano che potesse accaderci una cosa del genere”, conclude Manuela Frustaci, RSU di MX Group. “Ci chiediamo se chi ha fatto dei piani industriali degni di questo nome, si sia mai chiesto quale potesse essere il nostro futuro. Gli incentivi, si sapeva che sarebbero diminuiti e allora perché oggi ci troviamo in mezzo a una strada e nessuno se ne prende la responsabilità?”. “E’ vero”, prosegue Manuela, “il business può cambiare, l’imprenditore può decidere che cosa è opportuno fare delle proprie attività ma nell’azienda dove lavoravo prima – venduta agli americani – sono venuti almeno a chiederci scusa”.

Alla situazione di MX Group e dei suoi lavoratori va ad aggiungersi, tra l’altro, lo stato di crisi per tutto quell’indotto (produzione laminati, acciaio, componentistica ecc) in una zona già altamente in difficoltà: MX Group è la terza crisi industriale aperta in Brianza, ora sul tavolo della Regione Lombardia, dopo Alcatel e Bames e Sem. .

 

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