Mossa non riuscita quella del Ministro Calderoli sul taglio agli incentivi
Alla fine, nel testo del decreto sulla manovra mandato al Quirinale, il taglio del 30%a incentivi, benefici e agevolazioni sulle tariffe elettriche è scomparso, con grande scorno del Ministro leghista Roberto Calderoli, che l’aveva proposto a sorpresa credendo di elargire così 3 miliardi a 60 milioni di italiani.
Un’iniziativa fuori tempo massimo che segue a tante polemiche su cui il Ministro non sembra neanche essere ben informato nè sostenuto dai suoi stessi compagni di partito. All’interno della Lega non manca chi si è dichiarato favorevole alle rinnovabili: ad esempio il Governatore Zaia, che recentemente ha dichiarato che il futuro è nelle rinnovabili o, il Deputato della Lega Nord di Bergamo, compagno di sezione dello stesso Calderoli, recentemente schieratosi con i lavoratori del fotovoltaico che, dopo la fissazione del Governo della data del 31 maggio 2011 per lo stop agli incentivi, rischiavano di perdere il posto di lavoro.
C’è da chiedersi perché, trattandosi di soldi degli italiani, il Ministro Calderoli non si è mai espresso sul Cip 6. Il Cip 6, lo ricordiamo, è un provvedimento, varato nel 1992 ed entrato in esecuzione graduale dalla metà degli anni Novanta, che assicura uno speciale trattamento ai produttori di energia da fonti rinnovabili e assimilate con un onere di circa 40 miliardi di euro in vent’anni a carico dei consumatori. Le fonti rinnovabili, l’ha recentemente quantificato l’Autorità per l’energia, comportano incentivi stimabili in circa 100 miliardi di euro entro il 2020 che salgono a 170 entro il 2035 con la fine degli ultimi incentivi per il fotovoltaico. Anche questi aiuti sono caricati sulla bolletta degli italiani
L’unica mossa nota della Lega è stata la pretesa di commissariare la Sogin, la società che gestisce lo smantellamento del nucleare e che era stata rimessa a posto da, Massimo Romano, un manager indipendente che voleva fare bene il suo lavoro.
Del resto la Lega non è nuova a certi giochetti e ci prova sempre. Già nel maggio del 2010, nella manovra economica presentata dal Governo, spuntava a sorpresa l’articolo 45: abolizione dell’obbligo di ritiro da parte del Gse dei Certificati verdi in eccesso, con conseguente crollo del valore dei titoli. L’abolizione fu poi trasformata in una riduzione del 30% e infine neutralizzato.
D’altra parte, i 3 miliardi che Calderoli voleva togliere ai produttori per darli agli italiani, avrebbero avuto effetti poco tangibili sulle nostre tasche, e nessuno sulla manovra visto che toccava le bollette e non le entrate o le uscite dello Stato. Non a caso Giulio Tremonti, pur critico sulle rinnovabili, non ha fatto una piega.
Una manovra elettorale che forse non ha tenuto conto delle esigenze dei propri elettori e che molto probabilmente sarebbe stata una zappata sui piedi. La Lombardia è la regione con la maggior diffusione di impianti fotovoltaici grazie agli impianti installati sulle abitazioni dei cittadini di Lodi, Sondrio, Varese e Bergamo. Brescia è addirittura la provincia più lanciata in questo settore e la Lega raccoglie sicuramente più di un consenso in questa industria per non parlare del Veneto dove hanno sede le maggiori industrie produttrici del settore. Altri compagni di Calderoli se ne sono già accorti ma forse stando troppo a Roma qualcuno non sa cosa succede e cosa sta cambiando sul proprio territorio.
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