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Il rilancio sulle rinnovabili da parte del Governo non ferma i ricorsi delle aziende del settore e di SOS rinnovabili

Una piccola storia banale di un progetto andato in fumo. Come tanti, probabilmente”. Così Maria, 36 anni, mi racconta con grande amarezza il suo sogno che non c’è più e che, da sempre, avrebbe voluto realizzare. Una ragazza con un sogno, questa volta non una casa, non un posto fisso ma un campo fotovoltaico da realizzare nell’azienda agricola di famiglia. Ed è proprio grazie alla sua famiglia che Maria coltiva questo desiderio, con suo padre, morto nel 1993, ingegnere che già allora conosceva le energie rinnovabili. Forse un sogno anomalo per una ragazza di 36 anni ma anche una ragazza di questa età vuole fare l’imprenditrice e guardare lontano, quando la terra, il granaio d’Italia della provincia di Taranto, non rende più.

Maria Tripodi, titolare di un'azienda agricola in provincia di Taranto

Il grano oggi vale sul mercato 20 euro a quintale: quest’anno il nostro bilancio si è chiuso, come ormai da tempo, in perdita. 5000 euro il guadagno, 5000 euro le spese al netto dei costi di manodopera”. “Lei capisce”, mi spiega Maria, “come sia impossibile andare avanti in questo modo. Mi occupo di questa azienda da quando ho 25 anni e con mio fratello, con cui condivido la gestione dell’azienda agricola, non vediamo prospettive. Così, a novembre 2010, abbiamo dato il via a questo progetto ambizioso ed entusiasmante: ottenere la Tica (Testo integrato delle connessioni attive) per 4 campi fotovoltaici contigui, per un totale di 50 ettari in grado di produrre 20 Mw di energiaChe io sappia uno dei più grandi campi con un unico proprietario e un unico progetto mai realizzati in Italia”.

Non le sto a parlare di costi”, aggiunge Maria. “Si è trattato di un investimento davvero ingente, i risparmi della nostra famiglia, senza chiedere nulla alla banche. Ma le potenzialità c’erano, le società che si dichiaravano disposte a comprare i progetti anche e, da parte mia, anche i sogni.  Con i guadagni che il conto energia assicurava – allora –  avrei finalmente potuto rilanciare l’azienda agricola della nostra famiglia”.

Un sogno legittimo che per Maria, come per tanti altri imprenditori, aziende e liberi professionisti è andato in fumo con il Decreto Romani, il cosidetto decreto ammazzarinnovabili approvato dal Governo il 3 marzo scorso e che prevede la riduzione degli incentivi destinati al fotovoltaico. Come Maria, anche Francesco vive nell’incertezza a 53 anni perché non sa se il suo lavoro di progettazione e consulenza continuerà ad esserci o Massimo, che con un amico, segue le start up delle aziende fotovoltaiche. Piccole storie unite da un denominatore comune: l’incertezza e il non rispetto delle regole. Come racconta Maria: “nessuna società, viste le incertezze in Italia, avrebbe investito nei nostri campi”.”Speranza?, conclude, “non so se averne più, e in cosa. Certo non nel sistema Italiano”.

Un sistema che oggi, dopo il risultato del referendum sul nucleare si dice, come dichiarato dal Ministro Romani, “disposto a lavorare perché la quota del nucleare si annulli completamente. Faremo una strategia energetica che ha bisogno di una conferenza nazionale dell’Energia. In base a questa sarà fatta una nuova suddivisione delle fonti e ovviamente la parte riservata alle rinnovabili sarà molto più ampia“.

Dichiarazioni di intenti che oggi, comunque, non possono sanare la situazione di crisi che si è venuta a creare all’interno del settore fotovoltaico. E anche per questo settore è nato un movimento libero e spontaneo che ha trovato la sua voce sul Web e che ha aderito all’appello inviato da SOS rinnovabili, il movimento che riunisce le aziende del settore,  al Presidente della Repubblica, Presidenza del Consiglio, i Membri del Parlamento in cui si chiede la sospensione del decreto. All’appello, sottoscritto da 56.993 persone tra aziende, perlopiù italiane, liberi professionisti, rappresentanti istituzionali seguiranno, nei prossimi mesi, azioni legali autofinanziate dagli stessi sottoscrittori per chiedere al Governo il risarcimento dei danni subiti. Ad oggi i fondi raccolti ammontano a 30.000 euro e per intentare le cause, ne servono altri 70.000. Tutti sottoscrittori volontari tra cui compaiono anche rappresentanti dei Comuni italiani, con in testa, Italo Carones, il sindaco di Oriolo Romano in provincia di Viterbo  tra i primi promotori dell’appello lanciato insieme ad altri 132 Sindaci. Comuni per lo più liguri, toscani ed emiliani tra cui Salerno, Bari, Ravenna, Fano, Pieve di Cento e tanti altri.

Una voce comune che vuole ribadire i propri diritti perché, come spiegano da Sosrinnovabili: “il danno è fatto e non si può più tornare indietro”.

Intanto Maria il suo sogno non l’ha potuto realizzare e sta pensando di andarsene, con il suo compagno, in un paese dove le regole sono certe, anche quando si parla di un campo fotovoltaico.