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Come aggirare il nuovo decreto che fissa il limite a 200 kw a terra: in Puglia da tempo numerosi casi

Sono entrati in vigore, dopo tante polemiche, i nuovi incentivi destinati alla produzione di energia fotovoltaica che scatteranno dal 1° luglio 2011 e, dureranno 18 mesi. L’aggravio in bolletta stimato è di circa 580 milioni di euro l’anno, per avere circa 2.700 mw. I limiti previsti per il periodo 2011-2012 riguardano gli impianti di cosidetta grande taglia, ossia quelli superiori ai 1.000 kw sui tetti e ai 200 kw a terra.Uno dei problemi che il decreto sembra non affrontare però rimane sempre il nodo delle procedure autorizzative e il controllo su queste da parte delle Regioni. Ad esempio, come sarà possibile controllare che un impianto da 2 mw venga suddisivo in tanti impianti da 200 kw ciascuno, così da aver comunque diritto all’incentivo?

In Puglia, già da mesi, la risposta c’è e non sono mancate le denunce fatte dal Presidente della Provincia, Massimo Ferrarese, che ha dichiarato guerra al fotovoltaico selvaggio. “Mi gioco tutto, a cominciare dal ruolo di presidente, ma questo scempio lo devo bloccare”. E’ la dichiarazione di guerra fatta da  Massimo Ferrarese, deciso ad andare fino in fondo. “Qualcuno pensa che io voglia favorire l’Enel? Sbaglia di grosso, intendo solo fermare questa distruzione, ottenere una moratoria e poi decidiamo insieme le cose da fare per salvare il nostro territorio”.

La società X chiede e ottiene di poter installare un impianto fotovoltaico da un megawatt. Nessun problema, non è neanche prevista la valutazione di impatto ambientale. Poi, lo stesso imprenditore, sotto il nome di un’altra società, fa lo stesso giochetto, una volta, due, anche dieci. Risultato: un maxi impianto, non soggetto a valutazione di impatto, che può ricevere tutti i sussidi che vuole. In Puglia infatti la maggior parte delle domande sono state fatte per impianti di piccola taglia e tutti cercano di prendersi un posto al sole.

Anche Aeroporti Puglia ha presentato un bando per rivestire di pannelli 30 ettari di aree non utilizzate dell’aeroporto di Foggia per un totale di 9 megawatt. La società che costruirà l’impianto si dovrà impegnare a versare nelle casse della società di gestione degli scali pugliesi il 15% sull’utile che si aggira intorno ai 7,2 miliardi di euro. Così la società di gestione degli scali pugliesi si assicurerà un gettito di 27 milioni di euro in 25 anni, oltre un milione l’anno: un po’ di più di quanto costa l’intera gestione dello scalo foggiano.

Oggi sui campi della Puglia, è guerra aperta tra silicio e vigneti. Oltre 6 mila sono le domande presentate dagli agricoltori pronti ad affittare i propri campi per un totale di 18-20 mila megawatt di produzione energetica potenziale. Peccato però che il piano energetico regionale preveda un tetto fino a 150 megawatt che, secondo i coordinatori del Pear regionale, potrebbe non essere tassativo, arrivando fino a 200 megawatt.  Basti pensare che un ettaro di grano duro (16 euro al quintale) rende 480 euro. L’affitto dello stesso ettaro ad una società che realizza impianti fotovoltaici assicurerebbe dai 5 mila ai 7 mila euro annui.

L’ascesa dei campi di fotovoltaico non risparmiano neanche il Negramaro, il vino dell’eccellenza del Salento, celebrato nelle fiere, premiato dai sommelier e sempre più richiesto dai consumatori. Le campagne di Cellino San Marco, Sandonaci, San Pancrazio, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Mesagne e Brindisi, sono invase e devastate in nome della terra promessa delle energie pulite.

Ferrarese le sta tentando tutte. Regole più severe sulla valutazione di impatto ambientale (potere delegato alla provincia), denunce alla procura della Repubblica, incontri con i responsabili della Regione, ma soprattutto informazioni e dati sulla devastazione in atto.
Provincia e regione stanno tentando, senza non poche difficoltà, di fare una radiografia completa dei progetti e delle società. Per i programmi superiori al megawatt è più agevole perché è necessario il via libera della regione con l’autorizzazione unica. L’impresa è impossibile per centinaia di progetti presentati con la Dia (dichiarazione inizio attività) relativi ad impianti da un megawatt. Sembra che molti di questi progetti, a nome di singole srl, siano in realtà riconducibili a un unico gruppo societario. Il procedimento spedito delle Dia, quindi, è diventato un modo per aggirare le norme con manovre furbesche.